Francesca Woodman Encounter Stephan Brigidi

Martedi 29 novembre dalle ore 17.00 vernissage delle mostra
Francesca Woodman Encounter Stephan Brigidi
a cura di Rocco Sciaraffa
 Il museo del louvre via della reginella 8a Tel.06/68807725 info@ilmuseodellouvre.com www.ilmuseodellouvre.com
dalle ore 11.00 alle ore 18.30 dal 29 novembre al 30 gennaio

la mostra è stata prorogata fino al 15 marzo
 

Francesca Woodman: Non me ne frega nulla della tecnica, voglio solo bruciare le immagini e fissarle abbastanza a lungo da poterle vedere. Voglio solo vederle, farle emergere. Lasciarle vivere.

Nelle magiche sale della prestigiosa sede romana della Rhode Island School of Design, a Palazzo Cenci, nell’autunno del ’77, avrà luogo l’incontro tra il giovane docente Stephan Brigidi e l’allieva Francesca Woodman. Brigidi apprezza in particolare una tra le foto della Woodman, piuttosto insolita per la composizione rispetto ai lavori esposti dagli altri allievi, ma ne critica la tecnica. La risposta di Francesca è tanto impetuosa quanto impertinente. Alcuni mesi dopo, nel ’78, la Woodman, in partenza per un lungo viaggio, propose a Brigidi in affitto il suo appartamento di via dei Coronari 60. Il viaggio probabilmente non si tenne mai visto che solo due settimane dopo Francesca era di nuovo lì, davanti alla porta, a reclamare i suoi spazi. Stephan che aveva preso in prestito da Hardu Keck un grande piatto, con il quale ha già in mente una possibile composizione, percepì subito che, con Francesca, quell’idea avrebbe trovato la sua realizzazione. Fu così, in questo secondo incontro tra Francesca e Stephan – nel quale Francesca aveva annunciato a Stephan di dover lasciare l’appartamento, che scaturì l’occasione per una tempestiva collaborazione e che quasi fortuitamente nacque Woman with a large plate. Uno scatto in cui non ci sono imperfezioni o difetti, ma dov’è possibile scorgere qualcosa di più misterioso: lei e il piatto diventano una cosa sola, quasi come se quel piatto si fosse tramutato in uno scudo per Francesca. Stephan aveva realizzato qualcosa di speciale, forse più di quello che potesse immaginare. Al termine della sessione fotografica, nel corso della quale seguirono anche altri scatti – due dei quali presenti in mostra, si ripromisero uno scambio dei rispettivi lavori. Francesca visitò la mostra romana che Stephan tenne insieme ad altri due artisti Fulbright nel maggio del 1978, alla Galleria Nuovo Carpine, qualche giorno dopo l’apertura al pubblico. In quell’occasione fu presentata per la prima volta Woman with a large plate, in cui Francesca ha potuto vedere sé stessa insolitamente ritratta come modella da un altro artista. Al suo vernissage a Maldoror, racconta Edith Schloss, noi l’aspettavamo ma non appariva a salutare il suo pubblico. Il 20 marzo del 1978 Francesca Woodman aveva inaugurato alla libreria Maldoror, con ventitré scatti, quella che invece sarebbe stata la sua prima e unica mostra personale in Italia Immagini. Lega nel frattempo con gli artisti del Pastificio Cerere insieme ai quali esporrà, nel giugno dello stesso anno, all’interno della mostra collettiva Cinque giovani artisti (oltre alla Woodman, Ceccobelli, Dessì, Gallo e Ségneri), alla Galleria Ugo Ferranti. Nell’ambito della sua vicenda umana e professionale l’ambiente culturale romano assume particolare significato, unanimamente riconosciuto dalla critica come momento cruciale del proprio percorso artistico. Durante questo periodo nasce Self-deceit (autoinganno), una serie di sei fotografie scattate proprio all’interno delle umide cantine della RISD e stampate nel laboratorio della scuola. Realizza e completa la bellissima serie già iniziata a Providence From Angel Series – è in mostra uno degli scatti, dove risulta evidente l’influenza di Duane Michals, più rappresentativi di questa serie. La già citata Eel series – di cui è presente una tra le foto più celebri, con le anguille nel vaso di porcellana. E ancora il diario fotografico Fish calendar – 6 days (donato a Giuseppe Casetti), Splatter Paint e le diverse serie di ritratti con i nuovi amici romani. Le sue foto, i materiali che vediamo in mostra sono non di rado utilizzati da Francesca per mandare messaggi, come “un cerimoniale comunicativo denso di ulteriori implicazioni”. Un tramite, come nel caso di Cristiano riso e ricotta (1978), che reca una dedica a tempera, lasciata scivolare sotto la porta della libreria Maldoror o come per il grande disegno: Posso fare qualcosa per te, 1977-1978, trovato sul parabrezza della sua Ami 8 week-end di Cristiano-Giuseppe – entrambi esposti in mostra. Art as language, come forma di comunicazione non verbale in cui il corpo, con cui Francesca riprende i concetti di sparizione e assorbimento da parte del mondo fisico, è l’oggetto misterioso dei suoi racconti al limite del surreale. Ma questa è anche, o soprattutto, una storia fatta di sovrapposizioni, di duplicazioni: Francesca è sia la modella di sé stessa che, come eccezionalmente avviene in questo caso, in posa per qualcuno, nell’avvicendamento tematico dell’oggetto-corpo-soggetto; o come per l’appartamento di Via dei Coronari 60, che fa da sfondo ad entrambi gli scatti (Eel series Woman with a large plate). È inoltre anche una storia di legami, di connessioni. Stephan sperava di avere in cambio una di quelle foto con le anguille nel vaso di porcellana – che oggi ritroverà in mostra – ma non immaginava che quando Francesca chiuse la porta dietro di sé, quel giorno, non l’avrebbe più rivista: non si scambiarono mai quegli scatti, come si erano promessi. Le gambe del tavolo in legno del mio appartamento ritornano da dove venivano dirà Francesca alludendo alla sua installazione nel bosco di Peterborough Tree Piece, nata con l’idea di restituire alla natura ciò che le è stato sottratto ed è con lo stesso spirito che Encounter riporta a Roma una Francesca Woodman, anche così eterea e fanciullesca, proprio a pochi passi da Piazza delle Cinque Scòle, dai vecchi locali di Maldoror, dalla sua casa romana di via dei Coronari, dagli spazi del Pastificio Cerere.

Rocco Sciaraffa

Porta Pinciana, “The Wall, Wrapped Roman Wall” di Christo e Jeanne Claude. Roma 1974.

    Libreria-galleria  Il museo del louvre

via della Reginella 8a 00186 Roma  

info@ilmuseodellouvre.com        www.ilmuseodellouvre.com  

Nella libreria-galleria il museo del louvre di Roma in via della Reginella 8a, il 15 dicembre 2017 alle ore 17.00 si inaugura la mostra: Porta Pinciana, “The Wall, Wrapped Roman Wall” di Christo e Jeanne Claude. Roma 1974. Fotografie di Vittorio Biffani e Gianni  Termorshuizen.

Nel gennaio del 1974, Christo ha impacchettato a Roma i quattro archi di Porta Pinciana ovvero il tratto delle antiche mura aureliane compreso ora tra Villa Borghese e via Veneto. Utilizzando tessuto in polipropilene e corde in dacron, l’artista ha avviluppato entrambi i lati delle mura, la parte superiore e gli archi. L’installazione esposta per quaranta giorni, faceva parte della mostra ‘Contemporanea’ per gli Incontri Internazionali d’Arte, a cura di Achille Bonito Oliva, svoltasi nel garage sotterraneo di Villa Borghese. Il fotografo Vittorio Biffani ha documentato  le diverse fasi dei quattro giorni di lavoro impiegati da Christo per l’esecuzione dell’opera: dal 26 al 29 gennaio 1974. Inoltre le fotografie di Gianni Termorshuizen del gennaio e del marzo1974 documentano gli interventi scritti  sull’installazione ad opera di anonimi.

La mostra fa parte del programma Passeggiate Fotografiche Romane, promosso dalla Cabina di regia per la fotografia del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, diretta da Lorenza Bravetta. Un programma che costruisce a Roma, per 3 giornate, cinque percorsi reali o metaforici, per scoprire luoghi e personaggi della fotografia attraverso mostre, incontri, archivi aperti, laboratori, performance, proiezioni e progetti inediti.

Christo The Wall, wrapped roman wall  Roma 1974. Photo Vittorio Biffani- Archive Giuseppe Casetti  copyright Christo.

Bibliografia: “Christo and Jean-Claude” catalogo della Mostra alla Galleria d’arte Contini (Venezia/Cortina d’Ampezzo), p. 53 Anno: 2004.

Incontri 1974-’75. Palazzo Taverna, Roma.

Incontri Internazionali d'Arte, Roma 1 gennaio 1981 
 Incontri Internazionali d’Arte, Palazzo Taverna, Roma, novembre 1974 – giugno 1975.  a cura di Achille Bonito Oliva. Testo introduttivo di Graziella Lonardi. Trascrizioni di alcuni dibattiti con Achille Bonito Oliva, Maurizo Calvesi, Jannis Kounellis, Filiberto Menna, Fabio Sargentini, Gianni Emilio Simonetti, Gianni Statera et al. Alcune fotografie in bianco e nero. Dall’indice: “incontro con Bernar Venet”, “Giuseppe Chiari: discussione”, “Ben Vautier”, “Le avanguardie: Europa America”, “Video-arte in Europa”, “Joe Jones: Concert”, “Wolf Vostell”, “Fotografia e immagine di massa”, “Concerto Zaj”, “Saito Takako”, “Geoff Hendricks”, “Arte come informazione? Le riviste d’arte”, cm.20×28,  pp. 128. .  I materiali, le collaborazioni e i documenti raccolti in questo Quaderno sono il risultato di attività svolte nella sede dell’Associazione negli anni indicati.
 
 
 
 
 

 

Archivio della fotografa Leonia Celli (parte dell’Archivio).

Archivio della fotografa Leonia Celli

Archivio della fotografa Leonia Celli

(Una parte dell’archivio) 10.000 negativi (1950-1960).

I titoli dei servizi fotografici con provini a contatto e rispettivi negativi cm.6×6:

Casa di moda Ophelia- “Cappellini”: 20 provini a contatto  e 20 negativi.

Casa di moda Sorelle M ascetti: 19 provini a contatto  e 19 negativi.

Casa di moda Fabiani (autunno): 14 provini a contatto  e 14 negativi.

Casa di moda Giovannelli (Sciarra): 9 provini a contatto e 9 negativi

Casa di moda Schubert: 28 provini a contatto e 28 negativi. 7

Casa di moda Schubert: 2 provini a contatto e 2 negativi.

Casa di moda Schubert: (estate): 5 provini a contatto  e 5 negativi.

Casa di moda Schubert: (estate) 6 provini a contatto e  6 negativi.

Casa di moda Schubert: (estate) 12 provini a contatto e  12 negativi.

Casa di moda Schubert: (estate) 11 provini a contatto e  11 negativi.

Casa di moda Schubert: 8 provini a contatto e  8 negativi.

Casa di moda Eleonora Garnett: (Autunno) 20 provini a contatto e 20 negativi.

Casa di moda Simonetta (primavera): 9 provini a contatto e 9 negativi.

Casa di moda Ophelia: 20 provini a contatto e 20 negativi

Casa di  moda Sorelle Mascetti: 9 provini a contatto e 9 negativi.

Casa di Moda Fabiani: 8 provini a contatto e 8 negativi.                                                                 

Borse: 8 provini a contatto e 8 negativi.

Ferragamo, scarpe: 8 provini a contatto e  8 negativi.

Accademia di Danza dell’Opera: 43 provini a contatto e 43 negativi.

Accademia di Danza dell’Opera: corsi superiori  52 provini a contatto e 52 negativi.

Centro Sperimentale : 40 provini a contatto e 40 negativi.

Flora Volpini (5 dicembre 1908 – 8 marzo 2005) attrice, scrittrice, pittrice e politica italiana. Esordita come attrice, nel 1950 pubblicò il best seller di ispirazione autobiografica “La fiorentina”, e divenne poi una celebre organizzatrice di serate letterarie nella Roma e nella Milano degli anni Sessanta; primo sindaco donna di Citerna, sua città natale, dal 1965 al 1975, si avvicinò alla pittura in maturità, esponendo fino a 78 anni:   7 provini a contatto  e 7 negativi.

Crisa Erno: pseudonimo di Ernesto Crisà (Biserta, 10 marzo 1914 – Roma, 4 aprile 1968), è stato un attore italiano: 17 provini a contatto e 17 negativi.

Lavoratori notturni:  12 provini a contatto e 12 negativi

Servizio Poste Italiane: 25 provini a contatto e 25 negativi

Nubifragio a Roma: (28.8.53). 12 provini a contatto e 12 negativi.

Luna Park: 22  provini a contatto e 22 negativi.

Malocchio: 11 provini a contatto e 11 negativi.

Tiberio Mitri: 2 provini a contatto e 2 negativi.

Delbert Mann regista statunitense (Lawrence, 30 gennaio 1920 – Los Angeles, 11 novembre 2007): 2 provini a contatto e 2 negativi.

Leonid Massine Leonid Fëdorovič Mjasin è stato un coreografo, ballerino e attore statunitense di origine russa, famoso internazionalmente con il nome francesizzato di Léonide Massine: 7 provini a contatto e 7 negativi.

 Cardarelli e Ungaretti: 3 provini a contatto e 3 negativi.

Ex-voto: 2 provini a contatto e 2 negativi.

Ponti di Roma: 12 provini a contatto e 12 negativi.

Pittori iracheni: 9 provini a contatto e 9 negativi.

Anna Miserocchi Anna Miserocchi (Roma, 26 giugno 1925 – Roma, 18 marzo 1988) è stata un’attrice. Vittorio Calvino giornalista commediografo e sceneggiatore italiano: 12 provini a contatto e 12 negativi.

Gilda Marino attrice 33 provini a contatto e 33 negativi.

Rosetta Tofano Rosetta Tofano, nata Cavallari (Milano, 5 marzo 1902 – Roma, 7 aprile 1960), è stata una costumista e attrice italiana. 12 provini a contatto e 12 negativi.

Anna Magnani (conferenza stampa 7.3.56 “Violetta d’oro”): 10 provini a contatto e 10 negativi.

Lavoro nei campi, fabbriche, cantieri: 47 provini a contatto e 47 negativi.

Positano: 7 provini a contatto e 7 negativi.

Uomo al risveglio e in costume teatrale: 29 provini a contatto e 29 negativi.

Campioni di Ginnastica: 42 provini a contatto e 42 negativi.

Loggia del Mercato Nuovo o del Porcellino . Fu costruita, su progetto G.B. del Tasso, tra il 1547 e 1551 per la vendita di oggetti e tessuti pregiati.: 11 provini a contatto e 11 negativi.

 Confraternita di Misericordia: 24 provini a contatto e 24 negativi.

 Parigi (mercati): 27 provini a contatto e 27 negativi (cm. 2,5×3,5).

 VII Quadriennale d’Arte: 12 provini a contatto e  12 negativi.

Marcella Mariani al circo Marcella Mariani (Roma, 8 febbraio 1936 – Monte Terminillo, 13 febbraio 1955) è stata un’attrice italiana, eletta Miss Italia 1953: 35 provini a contatto e 35 negativi

Attori al Circo ( Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica, Tiberio Mitri, Alberto Sordi): 15 provini a contatto e  15 negativi. (tra i fotografi T. Secchiaroli)

Circo, ragazza e l’elefante: 36 provini a contatto e  36 negativi.

Carnevale a Viareggio: 60  provini a contatto e  60 negativi

Dario Fo, Franca Rame e gli altri: 9 provini a contatto e  9 negativi

La Corrida: 19 provini a contatto e  19 negativi.

Novella Parigini: 28 provini a contatto e  28 negativi.

Roman New Orleans Jazz Band: 23 provini a contatto e 23 negativi.

I pittori a via Margutta: 21 provini a contatto e 21 negativi.

Scultori di opere sacre: 30 provini a contatto e 30 negativi.

Acrobata: 6 provini a contatto e 6 negativi.

Fontane di Roma: 59 provini a contatto e  59 negativi.

Coppia che gioca a bocce: 30 provini a contatto e  30 negativi.

Giardino Zoologico: 41 provini a contatto e  41 negativi.

Villaggio delle Ragazze: 23 provini a contatto e  23 negativi.

Esposizione dell’Elettronica: 9 provini a contatto e  9 negativi.

Esposizione degli Elettrodomestici: 32 provini a contatto e  32 negativi.

Villa, De Sica, Gardner, Lollobrigida, Massari, Hudson,       : 12 provini a contatto e  12 negativi.

Esposizione cucine: 15 provini a contatto e  15 negativi.

Ossario Cappuccini e Basiliche : 38 provini a contatto e  38 negativi.

Sergio Tofano: 6 provini a contatto e  6 negativi.

Vendemmia: 31 provini a contatto e  31 negativi.

Allevamento di mucche: 10 provini a contatto e  10 negativi.

Re dell’Uganda: 9 provini a contatto e  9 negativi.

Malaparte nel suo studio: 2 provini a contatto e 2 negativi.

Malaparte al ristorante: 9 provini a contatto e 9 negativi.

Modella al ristorante: 10 provini a contatto e 10 negativi.

 

 

Io e il fotografo Paolo Di Paolo

Io e il fotografo Paolo di Paolo.

Tanti anni fa, verso la fine degli anni novanta, la mattina alle prime ore dell’alba a Porta Portese incontravo spesso a rovistare tra le bancarelle un anziano signore e a forza di incontrarci la domenica davanti alle stesse bancarelle venni a sapere che cercava documenti, riviste, fotografie che riguardavano l’Arma dei carabinieri. Così capitò di vendergli dei documenti molto rari del periodo dell’occupazione di Roma da parte del nazismo.  Dopo quel nostro primo rapporto quell’anziano signore venne a farmi visita nella mia libreria con un regalo. Era una foto di Pasolini a Monte dei Cocci. Quel regalo fu una vera sorpresa e subito pensai che quella fotografia l’avesse trovata tra le bancarelle di Porta Portese. In quell’occasione mi disse che lavorava come ricercatore di materiale iconografico per il Comando Generale dei Carabinieri e che quei documenti erano stati molto apprezzati dal generale dell’Arma. Ci furono altre occasioni di vendita sempre a quell’anziano signore che un giorno tornò a farmi visita ancora con un regalo, era una fotografia che ritraeva il bel volto di Ezra Pound con una dedica: “A Giuseppe la stima di Paolo Di Paolo”. Quel signore si chiamava Paolo Di Paolo e c’era la sua dedica impressa con un pennarello verde sulla fotografia. Questa volta non c’era ombra di dubbio, quella fotografia non l’aveva trovata su una bancarella ma quell’anziano signore ne era l’autore. Quel regalo suscitò la mia curiosità e gli chiesi notizie del suo passato di fotografo. Mi rispose infastidito che non gli andava di parlarne perché non voleva essere scambiato per un “paparazzo”. Alla mia insistenza per conoscere il suo lavoro con il tempo fu più disponibile e mi disse di rivolgermi a suo figlio per vedere le fotografie di quegli anni. Con il figlio si creò subito una simpatia e insieme cominciammo ad aprire quelle buste che custodivano le fotografie e su ogni busta c’era segnato il titolo del servizio fotografico. Leggevo i titoli a voce alta scritti a penna: Simone Signoret e Yves Montand 1956, Monica Vitti e Michelangelo Antonioni 1958, Anna Magnani nella sua villa a San Felice Circeo 1955, Charlotte Rampling 1956, Marcello Mastroianni e Faye Dunaway 1957, Pier Paolo Pasolini Monte dei Cocci 1960 e tanti altri servizi che mi scorrevano davanti gli occhi. Da quelle buste cominciammo a scegliere le fotografie che avrei preso in deposito e facemmo una lista con accanto il prezzo della vendita e così cominciai a metterle sul mercato dopo che per tanti anni erano rimaste volutamente nell’oblio. Quelle fotografie ebbero un tale successo che un mio amico critico dell’arte mi consigliò di farne una mostra ma l’anziano signore non voleva saperne e mi ripeteva come un mantra: “Non voglio essere scambiato per un paparazzo”. Aveva il terrore di quel passato, quasi che volesse nasconderlo a se stesso e agli altri.  Intanto le fotografie avevano successo soprattutto tra gli stilisti del mondo della moda: Alessandra Facchinetti, Frida Giannini, Maria Grazia Chiuri, Alessandro Dell’Acqua, Giambattista Valli e i collaboratori di Alessandro Michele ne comprarono per farne soprattutto dei regali.

Un giorno la mia amica Ala D’Amico venne in libreria con il fotografo americano Bruce Weber di cui era assistente. Con Bruce Weber grazie alla sua squisita gentilezza si creò subito un clima gioioso che si può gustare attraverso gli scatti che ci facevamo a vicenda insieme a Giosetta Fioroni. Poi ci fu un momento gioioso quando il fotografo Bruce Weber regge una bianca tela con la scritta: “I am a real artist” che gli copre una parte del corpo.  Poi Nan interrompe quella scena gioiosa mostrando a Bruce un faldone contenente le fotografie dei suoi attori preferiti : Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, Monica Vitti, Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini erano le foto di Paolo Di Paolo che Bruce oltre alle numerose foto trouvè volle acquistarle e non c’era una volta che veniva in Italia e passava al museo del louvre che non ne comprasse qualcuna per aggiungerle alla sua collezione. Andando via mi disse che avrebbe voluto vivere lì indicandomi il museo del louvre. (Le fotografie di Paolo Di Paolo acquistate da Bruce Weber a Roma alla galleria “il museo del louvre” sono state pubblicate nel libro “All American” di cui è autore ed editore, costituendone il corpo centrale).

Un giorno quell’anziano signore mi stupì ancora con il suo ingresso nella libreria al grido: “l’8 marzo sono sessanta anni che Il Mondo di Mario Pannunzio ha chiuso i battenti e io voglio ricordarne la memoria”. Quelle parole stavano a significare che quel signore, anzi il fotografo de “Il Mondo” Paolo Di Paolo si era deciso ad esporre per quell’anniversario le foto che aveva pubblicato su quel settimanale. Così a 60 anni da quella data Bruce scrive nel catalogo della mostra al museo del louvre  “Paolo Di Paolo Il mio Mondo” (8 marzo-12 aprile 2016 a cura di Giuseppe Casetti con testi di Ermanno Rea , Bruce Weber e Silvia Di Paolo): “ Un paio di anni fa Nan ed io camminavamo per via della Reginella, a Roma insieme con la nostra amica Alessandra D’Amico che ci faceva da guida e ci spiegava che quello era stato il quartiere ebraico, divenuto poi ghetto durante la seconda guerra mondiale: Entrammo in una piccola galleria chiamata “il museo del louvre” dove incontrammo il proprietario Giuseppe Casetti e Giosetta Fioroni, la sua artista preferita. Parlammo di fotografia e intanto guardavamo la stanza piena di stampe di Francesca Woodman. Uscendo insieme a Giosetta fuori per la via per farle un ritratto fummo presto circondati da mamme, bambini e cuochi con i loro grembiuli. Nan mi raggiunse per mostrarmi, ammirata, alcune foto dei miei attori e registi preferiti che aveva trovato nel negozio di Giuseppe: Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, Monica Vitti, Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini, Luchino Visconti, Vittorio De Sica e tanti altri. Dietro ad ogni foto c’era lo stesso nome: Paolo Di Paolo. Da quel momento ho avuto la fortuna di entrare in possesso di molte altre sue foto, divenute parte della mia collezione”.

La mostra fu un successo inimmaginabile grazie anche al contributo di Silvia Di Paolo che riuscì a far superare la soglia del museo del louvre a quella classe imprenditoriale, di industriali, professionisti e di gente nota che non aveva mai messo piede ai miei vernissage frequentati fino ad allora per lo più dal popolo che amo: proletari dell’arte, inventori e filosofi perditempo, vagabondi delle stelle, flaneurs.

Ci fu un altro avvenimento con protagonista Bruce Weber fotografo e regista, (tra i tanti suoi film e corti da ricordare il documentario del 1988 “Let’s Get Lost” basato sulla vita del jazzista Chet Baker), quando il 21 marzo 2019 nella libreria il museo del louvre  iniziarono le riprese del documentario “ The Treasure Of His Youth, the photographs of Paolo Di Paolo” con la regia di Bruce Weber che il 23 marzo 2021 sarà proiettato alla Festa del Cinema di Roma in cui  io racconto il mio incontro con Paolo Di Paolo e tutto il mio lavoro durato anni per dare valore ad un fotografo fino allora dimenticato.

Vari anni dopo quella mostra venne al museo del louvre insieme a Silvia di Paolo una “impiegata” di Gucci che voleva vedere quel “piccolo negozio” (sono parole sue), dove c’era stata la mostra di Paolo Di Paolo, e dalle sue parole si poteva intendere che Gucci, con la mostra al Maxxi “finanziata” dalla casa di moda che ci sarebbe stata da li a pochi mesi, ci teneva a voler essere il detentore della scoperta del fotografo de “Il Mondo”. Rimasi basito da quel tentativo molto “provinciale” e tutto “romano” ma impossibile da realizzare a causa della pubblicazione anni prima del catalogo della mostra: “Paolo Di Paolo Il mio mondo” e dell’articolo di Pietro Lanzara apparso sul Corriere della Sera il 3 aprile 2016 dal Titolo: “Un Mondo di foto”.      

Il 17 aprile 2019 Al Maxxi Museo Nazionale delle arti del XXI secolo si inaugura la mostra “Paolo Dio Paolo. Mondo perduto” a cura di Giovanna Calvenzi, Main Sponsor Gucci.  Nel comunicato stampa si legge: In mostra oltre 250 immagini, ritrovate per caso da sua figlia Silvia in cantina, una ventina d’anni fa.1 Nel catalogo della mostra scrivono: Alessandro Michele, creative director Gucci e Silvia Di Paolo.  Il testo di Alessandro Michele è il seguente: “And yet I only fortuitously came across Di Paolo’s work at the Museo del Louvre, a bookshop cum gallery in Rome that just happened to be selling off some of his photographs. My curiosity did the rest….”, mentre Silvia Di Paolo scrive: “About twenty yea rs ago I was rummaging through my parents’ cellar looking for a pairof skis when I noticed a chest of drawers and a shelf crammed with orange boxes marked Agra.” They were packed with negatives and photographic prints. Then there was a filingcabinet, with an alphabetical list of incredible names of artists, writers, actors…Istarted opening the boxes and I was astonished by the prints. Ecstatic, I ran to my father. “Dad, I found a collection of photos in the cellar.What are they? Who took them? What are they doing in the cellar?” He softly replied, “They’re mine.

Mi dispiace contraddire Alessandro Michele, ma lui non ha mai messo piede nel museo del louvre, … me ne sarei accorto perché è impossibile non notarlo! Le foto di Paolo Di Paolo giravano nel mondo della moda perché molti stilisti miei clienti incominciavano ad apprezzarle e le compravano per fare dei regali. Sicuramente Alessandro Michele una sbirciatina su qualche foto l’avrà data! Lo stilista ha il merito di aver amplificato la risonanza delle foto di Paolo Di Paolo, dopo tre anni dalla mostra al museo del louvre. Così va il mondo! Ma la leggenda creata da Silvia Di Paolo che trova circa venti anni fa le foto del padre in cantina, certo fa un bell’effetto, ma le cose sono andate diversamente da quello che lei lascia intendere. Il mio rapporto con i Di Paolo è stato inizialmente solo con il figlio, con cui ho scelto nell’archivio le foto di Paolo Di Paolo, le ho stimate e cominciato a venderle. Sia il fotografo che la figlia non se ne erano mai interessati. Il fotografo non ci teneva a far conoscere il suo passato non voleva saperne e mi ripeteva come un mantra: “Non voglio essere scambiato per un paparazzo”. Aveva il terrore di quel passato, quasi che volesse nasconderlo a se stesso e agli altri. Silvia Di Paolo l’ho incontrata nello studio quando improvvisamente, dovendo portare il ricavato delle vendite al fratello, subentrò lei. continuando insieme al fratello, poi completamente nascosto, a scegliere e prendere in deposito le fotografie da vendere.  Il 23 ottobre 2021 alla Festa del Cinema di Roma, all’Auditorium c’è stata la proiezione di “ The Treasure of His Youth: The Photographs of Paolo di Paolo”, un film-documentario che Bruce Weber   ha dedicato al fotografo nato a Larino. Recandomi a quell’evento ero fiducioso che la verità sarebbe emersa cancellando quella che è diventata una leggenda metropolitana raccontata da Silvia Di Paolo. Chi ha scoperto e divulgato il lavoro del fotografo Paolo Di Paolo si evince dal testo di Bruce Weber: “Paolo Di Paolo un nostro amico a Roma”, nel catalogo della mostra del marzo 2016: “Paolo Di Paolo Il mio Mondo” organizzata al museo del louvre. Nel film documentario del regista ricompare quell’immagine stantia dell’italiano spaghetti e mandolino e la canzone “Sciuri, sciuri, sciurìte  tuttu l’annu…” dove   Weber  riesce a far sentire l’odore della “bella porca di Ariccia co un bosco di rosmarino in de la panza” nella  scena del fotografo di Larino, mentre riceve nel giardino della sua villa il regista e la sua troupe offrendo porchetta e mortadella.  La stessa immagine dell’Italia degna del testo di Ernesto De Martino “Sud e magia” compare quando riprende il povero Di Paolo nell’esilarante racconto dei primi mesi di vita, narrando che il medico del paese gli suggerì un bagno nel vino per salvarlo dalla morte prematura. Con mia sorpresa quanto ho raccontato durante le riprese del film non compare e, il mio racconto, diviene soltanto un bell’elogio alla figura aristocratica di Di Paolo, senza evidenziare lo sforzo di chi lo ha tolto dall’oblio. Di Paolo ha assunto notorietà grazie al mio lavoro, nonostante la resistenza del fotografo che mi recitava come un mantra “non voglio essere scambiato per un paparazzo”. Invece tu Bruce, hai fatto la volontà di Gucci che ci teneva a cancellare la mostra al museo del louvre nel 2016 assecondando la richiesta dell’“impiegata” di Gucci, accompagnata nella mia libreria da Silvia Di Paolo, di nascondere il reale svolgimento dei fatti facendo apparire Gucci lo scopritore dell’artista. Mi hai deluso!

Il 24 ottobre 2021 nell’edizione romana del Corriere della Sera nell’articolo di Stefania Ulivi si legge: È stata l’ostinazione della figlia Silvia che scoprì l’archivio di negativi e schedari di stampe Agfa nel seminterrato di casa («Ero scesa a cercare i miei sci. All’epoca avevo vent’anni, lui non ce ne aveva mai parlato»). E, almeno all’inizio, non fu felice di farlo. «È stato difficile convincerlo», racconta Silvia.

Grazie ancora a quell’articolo si perpetua la leggenda inventata dalla figlia di Paolo Di Paolo, così chiesi ad una mia amica che lavorava nello stesso giornale di farmi avere l’indirizzo e-mail della sua collega. Non ricevetti nessuna risposta a quella mia richiesta; le scrissi nuovamente ricordandole che non avrei fatto il suo nome, mi bastava semplicemente l’e-mail per far conoscere alla giornalista dell’articolo la verità nascosta da Silvia Di Paolo. Ancora una volta non ricevetti risposta. Rimasi deluso, deluso soprattutto dalla mia amica.

Tempo dopo, quando la ferita si era rimarginata, la mia amica comparve davanti l’uscio della mia libreria insieme ad una sua collega per comprare un regalo. Il suo comportamento garbato, non lasciava ombra di dubbio, la sua buona educazione borghese, non lasciava trasparire nessun imbarazzo. Comprato il regalo ci salutammo con un gran sorriso. Ricomparve tempo dopo sull’uscio della libreria, con tutt’altro spirito. Ruppe il silenzio scusandosi anche dopo averle detto che era acqua passata. Poi improvvisamente mi disse che non potevo mettermi in polemica con Gucci perché il noto marchio italiano comprava al Corriere intere pagine pubblicitarie. Le risposi che il compito dei giornalisti è informare il rispetto della verità sostanziale dei fatti e che devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparare agli eventuali errori. a tutela della persona umana.Tempo dopo ricevetti un suo messaggio: “Sempre sulle nuvole tu”.

1 Uno dei precetti etici del giornalismo:

La pubblicazione della rettifica è un obbligo di legge (art. 8 legge 47/1948 sulla stampa), ma sul piano deontologico il giornalista deve provvedervi autonomamente senza attendere l’impulso della parte lesa dalla diffusione di “notizie inesatte”.

Sul corriere.it  leggo: Sin dalla fondazione nel 1876 crede nel valore primario dell’informazione, ha aderito al Trust Project. Si tratta di una iniziativa internazionale che coinvolge centinaia di testate in tutto il mondo e punta a chiarire da subito la credibilità e l’autorevolezza di un contenuto giornalistico. Per farlo, assegna una etichetta riconoscibile sulla base standard uniformi e condivisi. 

P.S.

Talk ore 20.15 martedi 22 giugno mast auditorium (dopo la proiezione del Film di Bruce Weber) Incontro con Paolo Di paolo e Bruce Weber modera Michele Smargiassi
Vent’anni fa, l’archivio di Paolo Di Paolo è stato casualmente riscoperto da sua figlia Silvia, che ha gradualmente assunto il ruolo di archivista e agente. Nel 2019, i suoi sforzi sono culminati nell’apertura della prima mostra della carriera del fotografo al Museo Maxxi di Roma – intitolata Mondo Perduto – e nella pubblicazione della sua prima monografia.

https://studio.youtube.com/video/snifAw1akdM/edit

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Fausto Delle Chiaie “Posto al centro” a cura di Giuseppe Casetti 10 maggio 2001

” Dormitorio” il filmato è relativo a una delle installazioni in occasione della mostra Fausto Delle Chiaie “Posto al centro” riprese e montaggio di Flavio Sciolè. L’evento si è svolto in occasione della mostra “Posto al centro” presso i locali del “Rialto-Sant’Ambrogio” Roma via di Sant’Ambrogio 4. Si ringrazia: Rita Bucchi, Rialtoccupato, Giuseppe Casetti.

 

Fausto Delle Chiaie “Archivio mio”

“Archivio mio” il passato, il presente e il futuro. Intervista a Fausto Delle Chiaie di Giuseppe Casetti in occasione della mostra “Posto al centro” Al museo del louvre di Giuseppe Casetti e al Rialto-Sant’Ambrogio dal 10 maggio al 19 maggio 2001 (riprese video Giuseppe Casetti durata min. 14,50)

Diana Rabito Performer, Artista, Poetessa, Aviatrice, Attrice.

“Giovanna dei trampoli” ph. Claudio Abate

Mostra a cura di Giuseppe Casetti

Quelle favole lanciate sui tetti i gesti d’ arte di Diana Rabito

E’ passata come una stella cadente sulla scena romana dell’ arte degli anni Settanta. Diana Rabito se ne è andata venerdì notte. E di lei resta la memoria di quell’ aereo che sorvolò il cielo della capitale una notte di Natale di quarant’ anni fa, per lanciare sulle teste dei romani volantini con il testo di una favola. Un gesto avanguardista. Per narrare una fiaba. Quella storia per bambini si intitolava Cielo entronauta. E cadde come la neve su Roma il 24 dicembre 1972. Di Diana Rabito restano altri lavori e storie, immortalati dalla macchina fotografica di Claudio Abate, il reporter dell’ arte romana. E poi anche memoria di una mostra alla galleria Seconda Scala di Adriana Bucciana in quei vivissimi anni Settanta di Roma che, schiacciati tra i fasti dell’ Arte Povera dei Sessanta e il ritorno alla pittura della Transavanguardia degli Ottanta, sono al centro della riscoperta nella mostra del prossimo ottobre curata da Daniela Lancioni al Palazzo delle Esposizioni. «Diana – precisa Achille Bonito Oliva – era legata in quel periodo a figure come Vettor Pisani e Gino De Dominicis. Lei, da pittrice, sviluppò quel tasso di esoterismo che era implicito nell’ attenzione di Pisani per i Rosa croce e di Gino per il mito di Gilgamesh». Rabito aveva lo studio a via del Babuino e un passato, negli anni Sessanta, da attrice di film popolari, come il giallo Ipnosi e il drammatico Le due leggi (1963), ma anche una parte nel capolavoro diretto nel 1965 da Sergio Leone Per qualche dollaro in più. Poi un passo indietro, il ritiro nella sua casa al mare. E l’ uscita progressiva di scena. «Diana Rabito è stata un’ artista genialee rigorosa, schiva rispetto alle competizioni», il ricordo di Bonito Oliva.

Carlo Alberto Bucci (La Repubblica 23 giugno 2013).

Nel 1971 nella   presentazione della mostra  di Diana Rabito nella galleria Soligo ”Ipotesi sul consumismo” Franco Solmi scrive: “ (…) Diana Rabito pare nutrirsi d’odio e perseguire, con allucinata determinazione, un suo disperato disegno; disperato perché nell’atto della denuncia è implicito quello della sconfitta: Nei suoi dipinti non c’è davvero speranza, piuttosto vi  si può cogliere un’amara irrisione dell’uomo che “ vive e veste panni” con l’etichetta protettrice del sistema. Forse mi sbaglierò, ma credo che in questa pittrice l’inquietudine si assommi alla perdita di ogni possibile speranza, e sfoci nel discorso senza alternative che oggi ci propone, come sfociasse nel suicidio. Non si tratta solo di morte dell’arte, intellettualmente così ben fondato, ma di una morte di sé che l’uomo, e quindi l’uomo-artista, sente incombere da ogni parte. La morte dell’individuo non può avere risarcimento nel mondo delle “copie conformi” in cui stiamo vivendo e affondando giorno per giorno. Non può esserci  risarcimento per il creatore di immagini laddove l’immaginazione non ha preso il potere. Il cammino di questa artista è quello di tanti altri: costretta ad aprire gli occhi su una realtà del presente istituzionalizzato, Diana Rabito non immagina più il Che Guevara o Debray, ma file di cappotti e camicie, di stampelle e oggetti pronti a rivestire ed investire l’uomo socializzato da vincoli del consumo di sé. 

Franco Solmi

 ESPOSIZIONI

1970  Diana Rabito  (mostra personale). Testi di Elio Mercuri e Ennio Calabria.dal 7 al 19 marzo 1970 Palazzo Galvani Bologna

1971 Diana Rabito “Ipotesi sul consumismo” presentazione di Franco Solmi  24 aprile – 10 maggio Galleria Soligo.

1972  Diana Rabito  presentazione di Franco Solmi Palermo : Galleria “La Tela”, 1972

1974 Palazzo Braschi Roma  «Mostra di grafica autogestita», 4 gennaio sotto l’egida del Comune e della rivista «Capitolium». L’iniziativa è di rilevante significato: si tratta infatti di un tentativo (il primo a mia memoria) di una autogestione condotto da un gruppo di artisti e tendente al controllo dell’intero ciclo della produzione artistica. 4 gennaio 1974

  • Diana Rabito 11-22 gennaio 1975 Galleria d’arte Seconda Scala

1975 Diana Rabito  “Gioconda Scala” galleria Arco D’Alibert Roma, gennaio 1975 

1975   Diana Rabito ” Gioconda Scala”Palazzo delle esposizioni Roma 11-22 gennaio 

1977 Diana Rabito “Dondolo permanente” “L’ovale è un tondo preso a schiaffi” Galleria del Cortile 1977

1977 Biennale dei Giovani di Parigi. Diana Rabito ha presentato una serie di lavori diversi, tra il 65 e il 76 e accomunati da un unico filo conduttore “Cannibalismo retinale e Craquelure”. (fotografo Pino Settanni).

1977

https://www.ihttp://asac.labiennale.org/it/passpres/artivisive/sem-ricerca.phpncontriinternazionalidarte.com/1977

1977  Expo Arte 1977 – Bari  “Ipotesi ’80” – mostra a cura di Lea Vergine “Sulla casa di fronte”. Berardinone, Del Ponte, Cerati, Rabito,Sandri . L’ambiente di Diana Rabito è composto da diversi elementi, definiti dall’artista, ricordi raccontati. I quattro lavori, “Venezia”, “Interno italico”, “Ricordo biondo” e “Pelledoca”, sono stati esposti in un unico spazio enigmatico cui si accedeva da una porta fessura. (foto di Giorgio Colombo).

Diana Rabito  “Dondolo permanente” marzo1977 Galleria del Cortile Roma

“Dondolo Permanente” 1971-1977 (Nella foto: “L’ovale è un tondo preso a schiaffi” 1971- (Part. Di sinistra) (Elemento suggerito dall’ambiente) in alto a destra: “FOR-CINA. 1977 (particolare)

1981  Diana Rabito 13a Biennale Internazionale del Bronzetto Piccola Scultura Padova Eremitani Novembre 1981 / Gennaio 1982. Testi di Guido Montesi, Settimo Gottardo, Giuseppina Dal Canton, Umbro Apollonio, Giulio Carlo Argan, Max Bill, Ryszard Stanislawski, Giorgio Segato, Alexander Bassin, Janos Frank, Carlo Munari, Franco Solmi, Dora Vallier, Lea Vergine.

1984 Diana Rabito Centre Culturel Thibaud de Campagne “D’unPercours Italien : la strada occulta” a cura di Pierre Ponant e Vanessa Delouya 18 febbraio – 25 marzo. Troyes.  (Opere esposte: La vista dell’angelo, Erospage 1977, Erospaysage di maggio 1981, Ciuchino 1982, Prigionieri del sogno 1982, Autoritratto nel vento di piazza di Spagna 1981)

Diana Rabito  Galleria “Passages” (Associazione di Arte Contemporanea) “D’unPercours Italien : la strada occulta”. 18 febbraio – 25 marzo. Troyes.

1986 Diana Rabito “Arte e Alchimia” a cura di Arturo Schwarz.  XLII Esposizione Internazionale d’Arte : la Biennale di Venezia : arte e scienza. [Redazione, Enrico Basaglia, Giovanni Keller].   Venezia giugno 1986.

1991 Artae Achille Bonito Oliva  Prearo editore catalogo Circolo degli Artisti 25 ottobre – 11 novembre 1991 Roma

 2018  Diana Rabito XXV Esposizione Nazionale d’Arte “Artisti per Epicentro”  “Caos”, mostra a cura di Nini Abbate. Museo Epicentro di Gala. Barcellona Pozzo di Gotto,  16 dicembre 2018

Bibliografia

1975 Diana rabito “I ricami del dolore” Data rivista bimestrale #18 1975

1975 Diana Rabito   Annemarie Boetti Le finestre senza la casa  Data rivista bimestrale #27

1980  Renato Barilli  “Mostre: Diana Rabito“.  Flash Art 1980

1991 Achille Bonito Oliva ARTAE Circolo degli Artisti 25 ottobre-11 novembre 1991 Prearo editore (catalogo della mostra).

Marta Seravalli  “Arte e femminismo a Roma negli anni settanta” Biblimk editori

Aldo Ricci Brasile d’inferno edizioni Robin

Tra i suoi film come interprete, ricordiamo:
Per qualche dollaro in più (1965), IPNOSI (1963), Le due leggi (1963), SEXY CHE SCOTTA (1963), LA PICA SUL PACIFICO (1959), VITE PERDUTE (1958), SERENATE PER 16 BIONDE (1957),

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