Carlo Ludovico Bragaglia: “Luigi Chiarini: La bella addormentata” (film 1942).

La servetta Carmela (Luisa Ferida) giunge dal paesello al servizio nella casa del notaio don Domenico (Osvaldo valente), ipocrita ed ambiguo e viene da questi sedotta. La ragazza fugge dalla casa e cade nelle spire di una megera che lusingandola con promesse vuol far mercato della sua bellezza. Un giovane, Salvatore detto il Nero (Amedeo Nazzari), che lavora nella zolfatare la toglie dalla turpe casa e impone al notaio di riparare il mal fatto sposandola. La ragazza trascorre le varie vicende come in uno stato di rintontimento. Il giorno delle nozze essa sviene prima di entrare in chiesa e si ammala gravemente. Prima di morire rivela che il solfataro era il suo unico amore e la incomprensione di lui ha causato la sua malattia.

Candidature: Coppa Mussolini per il miglio film italiano

Regista:Luigi Chiarini. Soggetto: Rosso Di San Secondo. Sceneggiatura: Luigi Chiarini, Umberto Barbaro, Vitaliano Brancati. Intrpreti: Luisa Ferida, Osvaldo Valenti e Amedeo Nazzari.

Le fotografie in mostra sono di Carlo Ludovico Bragaglia

Attilio Pratesi “Minute di corrispondenza dalla Cina 1899”

Dall’Oceano Pacifico lat.50° long.180° luglio 1899.  Giorno corrispondente (fra il 12 e 13 luglio).  Manoscritto a matita, pagg.27 cm. 21.5×28.5. Lettere ad un amico in forma di diario (Attilio Pratesi: Escursioni in China ).

Estratto da : SUSANNE FRIEDE “Il pericolo giallo“Der Chinadiskurs in der Nuova Antologia 1899-1901

https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=Attilio+Pratesi+viaggio+in+Cina+1899#ip=1

(… ) Anche in questo caso le relazioni tra Italia e Cina sono nuovamente in primo piano. Il diario di viaggio di Attilio Pratesi, pubblicato in un totale di cinque puntate, si basa su diversi viaggi. Il primo di questi fu compiuto da Pratesi per conto dell'”Ispettorato generale delle strade ferrate”, insieme a ingegneri inglesi e americani, nell’ambito dell’organizzazione del Pekin- Syndicate, si impegnò nel febbraio e marzo 1899 a esaminare la rete ferroviaria e le vie d’acqua delle due province centrali di Shasi e Honan in relazione alle possibili rotte commerciali (si veda la prima continuazione). La pubblicazione dei suoi rapporti al “Ministero dei lavori pubblici”, tuttavia, si rivelò un successo solo nel maggio del 1900 – in un certo senso come un’introduzione ai resoconti dei viaggi dell’aprile e del maggio 1900 – come interessante per la Nuova Antologia.La Cina appare nei diari di viaggio di Pratesi come uno spazio completamente estraneo per l’italiano, soprattutto quando tralascia gli ambiti di realtà che sono al centro della sua missione e descrive nei dettagli, ad esempio, l’archi- tettura dei palazzi e delle residenze vescovili che ha visitato, o dei templi che si trovano lungo il percorso di viaggio. Qui si può vedere qualcosa dello “specchio esotico” che la Cina (e anche il Giappone) serviva per le concezioni esotiche europee di questi Paesi nel XIX e all’inizio del XX secolo.29 Nella tipologia testuale dei diari di viaggio, la Cina viene, in una certa misura, costruita per la prima volta davanti agli occhi del lettore come uno spazio geograficamente e culturalmente nuovo. Questo processo trova espressione nei diari di viaggio di Pratesi anche nelle numerose rappresentazioni di singoli fenomeni: Luoghi, persone, paesaggi, dai quali, come pezzi di un puzzle, si costruisce gradualmente un’idea della Cina.

 

 

Raoul Verdini “disegnatore, illustratore e giornalista italiano (1899-1981)

 

verdini web

A3 il formato dell’arte. Giuseppe Casetti “Diana Rabito Performer Artista Poetessa Attrice Aviatrice”

 

20 Mag 2023

https://www.raiplaysound.it/audio/2023/05/A3-il-formato-dellarte-del-20052023-4dad1dc4-c801-4274-a1c5-ded936617387.html

Everybody talks about the weather

Ospite d’apertura di Elena Del Drago è Dieter Roelstraete, curatore della mostra “Everybody talks about the weather” alla Fondazione Prada di Venezia, Ca’ Corner della Regina, fino al 26 novembre; protagonista dell’incontro Giuseppe Casetti, curatore della mostra “Diana Rabito. Performer, Artista, Poetessa, Aviatrice, Attrice”, aperta fino al 9 giugno al Museo del Louvre di Roma. Per l’ABC d’arte la storica dell’arte Diletta Borromeo racconta che cos’è un ‘ready-made’.

 

La lavagna

Diana Rabito Performer, Artista, Poetessa, Aviatrice, Attrice.

Diana Rabito “Giovanna dei trampoli” ph. Claudio Abate 1973

            Mostra a cura di Giuseppe Casetti

Libreria-galleria il museo del louvre  opere visive e letterarie del ‘900 Roma via della Reginella 8a tel. 06-68807725             info@ilmuseodellouvre.com     www.ilmuseodellouvre.com    https://www.ilmuseodellouvre.com/contenuti/mostre/

            29 aprile 2023      9 giugno  2023

                            Inaugurazione  ore 17.00     

Quelle favole lanciate sui tetti i gesti d’ arte di Diana Rabito

E’ passata come una stella cadente sulla scena romana dell’ arte degli anni Settanta. Diana Rabito se ne è andata venerdì notte. E di lei resta la memoria di quell’ aereo che sorvolò il cielo della capitale una notte di Natale di quarant’ anni fa, per lanciare sulle teste dei romani volantini con il testo di una favola. Un gesto avanguardista. Per narrare una fiaba. Quella storia per bambini si intitolava Cielo entronauta. E cadde come la neve su Roma il 24 dicembre 1972. Di Diana Rabito restano altri lavori e storie, immortalati dalla macchina fotografica di Claudio Abate, il reporter dell’ arte romana. E poi anche memoria di una mostra alla galleria Seconda Scala di Adriana Bucciana in quei vivissimi anni Settanta di Roma che, schiacciati tra i fasti dell’ Arte Povera dei Sessanta e il ritorno alla pittura della Transavanguardia degli Ottanta, sono al centro della riscoperta nella mostra del prossimo ottobre curata da Daniela Lancioni al Palazzo delle Esposizioni. «Diana – precisa Achille Bonito Oliva – era legata in quel periodo a figure come Vettor Pisani e Gino De Dominicis. Lei, da pittrice, sviluppò quel tasso di esoterismo che era implicito nell’attenzione di Pisani per i Rosa Croce e di Gino per il mito di Gilgamesh». Rabito aveva lo studio a via del Babuino e un passato, negli anni Sessanta, da attrice di film popolari, come il giallo Ipnosi e il drammatico Le due leggi (1963), ma anche una parte nel capolavoro diretto nel 1965 da Sergio Leone Per qualche dollaro in più. Poi un passo indietro, il ritiro nella sua casa al mare. E l’ uscita progressiva di scena. «Diana Rabito è stata un’ artista genialee rigorosa, schiva rispetto alle competizioni», il ricordo di Bonito Oliva.

Articolo di Carlo Alberto Bucci tratto da “La Repubblica” del  23 giugno 2013. 

Nel 1971 nella   presentazione della mostra  di Diana Rabito nella galleria Soligo ”Ipotesi sul consumismo” Franco Solmi scrive: “ (…)

Diana Rabito pare nutrirsi d’odio e perseguire, con allucinata determinazione, un suo disperato disegno; disperato perché nell’atto della denuncia è implicito quello della sconfitta: Nei suoi dipinti non c’è davvero speranza, piuttosto vi  si può cogliere un’amara irrisione dell’uomo che “ vive e veste panni” con l’etichetta protettrice del sistema. Forse mi sbaglierò, ma credo che in questa pittrice l’inquietudine si assommi alla perdita di ogni possibile speranza, e sfoci nel discorso senza alternative che oggi ci propone, come sfociasse nel suicidio. Non si tratta solo di morte dell’arte, intellettualmente così ben fondato, ma di una morte di sé che l’uomo, e quindi l’uomo-artista, sente incombere da ogni parte. La morte dell’individuo non può avere risarcimento nel mondo delle “copie conformi” in cui stiamo vivendo e affondando giorno per giorno. Non può esserci  risarcimento per il creatore di immagini laddove l’immaginazione non ha preso il potere. Il cammino di questa artista è quello di tanti altri: costretta ad aprire gli occhi su una realtà del presente istituzionalizzato, Diana Rabito non immagina più il Che Guevara o Debray, ma file di cappotti e camicie, di stampelle e oggetti pronti a rivestire ed investire l’uomo socializzato da vincoli del consumo di sé. 

 

 ESPOSIZIONI

1968 Diana Rabito “Orgasmo in guardaroba” galleria …ph. Claudio Abate.

1970  Diana Rabito  (mostra personale). Testi di Elio Mercuri e Ennio Calabria.dal 7 al 19 marzo 1970 Palazzo Galvani Bologna

1970 Diana Rabito  Libreria Rinascita giugno Palazzo Gonzaga Pescocostanzo

1970 Diana Rabito  Mostra nazionale “Grafica 2” agosto Spoleto

1970 Diana Rabito  “Per una nuova generazione dell’arte” galleria del Duomo settembre   ? 

1971  Diana Rabito “Ipotesi sul consumismo” presentazione di Franco Solmi  e una poesia di Diana Rabito   24 aprile – 10 maggio Galleria Soligo Roma.

1972 Diana Rabito ” Dondolo permanente” galleria del Cortile Roma 1972

1972  Diana Rabito  presentazione di Franco Solmi Palermo : Galleria “La Tela”, 1972

1974 Diana Rabito Palazzo Braschi Roma  «Mostra di grafica autogestita», 4 gennaio sotto l’egida del Comune e della rivista «Capitolium». L’iniziativa è di rilevante significato: si tratta infatti di un tentativo (il primo a mia memoria) di una autogestione condotto da un gruppo di artisti e tendente al controllo dell’intero ciclo della produzione artistica. 4 gennaio 1974.

1974 Diana Rabito “Stoned Moon” (doppio retinale dell’uovo e la luna) galleria …

 1975 Diana Rabito “Giocattoli di Guerra” Galleria d’arte Seconda Scala 11-22 gennaio 1975.

1975 Diana Rabito  “Gioconda Scala” galleria Arco D’Alibert Roma, gennaio 1975

1975   Diana Rabito ” Gioconda Scala”Palazzo delle esposizioni Roma 11-22 gennaio 1975

1977 Biennale dei Giovani di Parigi. Diana Rabito ha presentato una serie di lavori diversi, tra il 65 e il 76 e accomunati da un unico filo conduttore “Cannibalismo retinale e Craquelure” “Fotoromanzo: Un Amore”. (fotografo Pino Settanni).

1977 “Rassegna internazionale di donne artiste” a cura di Romana Loda, Museo Castelvecchi  febbraio 1977.

1977 https://www.ihttp://asac.labiennale.org/it/passpres/artivisive/sem-ricerca.phpncontriinternazionalidarte.com/1977

1977  Expo Arte 1977 – Bari  “Ipotesi ’80” – mostra a cura di Lea Vergine “Sulla casa di fronte”. Berardinone, Del Ponte, Cerati, Rabito,Sandri . L’ambiente di Diana Rabito è composto da diversi elementi, definiti dall’artista, ricordi raccontati. I quattro lavori, “Venezia”, “Interno italico”, “Ricordo biondo” e “Pelledoca”, sono stati esposti in un unico spazio enigmatico cui si accedeva da una porta fessura. (foto di Giorgio Colombo).

1977 Diana Rabito  “Dondolo permanente” marzo 1977 Galleria del Cortile Roma “Dondolo Permanente” 1971-1977 (Nella foto: “L’ovale è un tondo preso a schiaffi” 1971- (Part. Di sinistra) (Elemento suggerito dall’ambiente) in alto a destra: “FOR-CINA. 1977 (particolare)

1981  Diana Rabito 13a Biennale Internazionale del Bronzetto Piccola Scultura Padova Eremitani Novembre 1981 / Gennaio 1982. Testi di Guido Montesi, Settimo Gottardo, Giuseppina Dal Canton, Umbro Apollonio, Giulio Carlo Argan, Max Bill, Ryszard Stanislawski, Giorgio Segato, Alexander Bassin, Janos Frank, Carlo Munari, Franco Solmi, Dora Vallier, Lea Vergine.

1984 Diana Rabito Centre Culturel Thibaud de Campagne “D’unPercours Italien : la strada occulta” a cura di Pierre Ponant e Vanessa Delouya 18 febbraio – 25 marzo. Troyes.  (Opere esposte: La vista dell’angelo, Erospage 1977, Erospaysage di maggio 1981, Ciuchino 1982, Prigionieri del sogno 1982, Autoritratto nel vento di piazza di Spagna 1981)

Diana Rabito  Galleria “Passages” (Associazione di Arte Contemporanea) “D’unPercours Italien : la strada occulta”. 18 febbraio – 25 marzo. Troyes.

1986 Diana Rabito “Arte e Alchimia” a cura di Arturo Schwarz.  XLII Esposizione Internazionale d’Arte : la Biennale di Venezia : arte e scienza. [Redazione, Enrico Basaglia, Giovanni Keller].   Venezia giugno 1986.

1991 Artae Achille Bonito Oliva  Prearo editore catalogo Circolo degli Artisti 25 ottobre – 11 novembre 1991 Roma

“Parlare di Artae e non di Arte significa segnalare la stessa  pronuncia del problema e documentare la produzione inizialmente al femminile”. A.B.O.

“Prima grande mostra di pittura femminile, 80 tele dagli anni sessanta di artiste europee, russe e  americane legate ai grandi movimenti femminili”. A.A.C.

Alcune delle artiste presenti nel catalogo: Accardi, Belatelova, Bettineschi, Bonham Carter, Dadamaino, Darboven, Dompè, Ducrot, Eustachio, Fioroni, Fontenla, Frolet, Haas, Krawagna, Laplante, Maselli,  Mertz, Mirri, Montessori, Ono, Rabito, Rama, Cloti Ricciardi, Schloss, Stauffer, Seung Keum, Weller, Zalopany.

 2018  Diana Rabito XXV Esposizione Nazionale d’Arte “Artisti per Epicentro”  “Caos”, mostra a cura di Nini Abbate. Museo Epicentro di Gala. Barcellona Pozzo di Gotto,  16 dicembre 2018

Bibliografia

1975 Diana rabito “I ricami del dolore” Data rivista bimestrale #18 1975

1975 Diana Rabito   Annemarie Boetti Le finestre senza la casa  Data rivista bimestrale #27

1980  Renato Barilli  “Mostre: Diana Rabito“.  Flash Art 1980

1991 Achille Bonito Oliva ARTAE Circolo degli Artisti 25 ottobre-11 novembre 1991 Prearo editore (catalogo della mostra).

Marta Seravalli  “Arte e femminismo a Roma negli anni settanta” Biblimk editori

Aldo Ricci Brasile d’inferno edizioni Robin

Inoltre di lei hanno scritto: Bonito Oliva, Elio Mercuri, Calabria, Di Grazia, Meconi, Pignotti, Ruggeri.

Tra i suoi film come interprete, ricordiamo:
Per qualche dollaro in più (1965), IPNOSI (1963), Le due leggi (1963), SEXY CHE SCOTTA (1963), LA PICA SUL PACIFICO (1959), VITE PERDUTE (1958), SERENATE PER 16 BIONDE (1957),

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Francesca Woodman Encounter Stephan Brigidi

Martedi 29 novembre dalle ore 17.00 vernissage delle mostra
Francesca Woodman Encounter Stephan Brigidi
a cura di Rocco Sciaraffa
 Il museo del louvre via della reginella 8a Tel.06/68807725 info@ilmuseodellouvre.com www.ilmuseodellouvre.com
dalle ore 11.00 alle ore 18.30 dal 29 novembre al 30 gennaio

la mostra è stata prorogata fino al 30 marzo
 

Francesca Woodman: Non me ne frega nulla della tecnica, voglio solo bruciare le immagini e fissarle abbastanza a lungo da poterle vedere. Voglio solo vederle, farle emergere. Lasciarle vivere.

Nelle magiche sale della prestigiosa sede romana della Rhode Island School of Design, a Palazzo Cenci, nell’autunno del ’77, avrà luogo l’incontro tra il giovane docente Stephan Brigidi e l’allieva Francesca Woodman. Brigidi apprezza in particolare una tra le foto della Woodman, piuttosto insolita per la composizione rispetto ai lavori esposti dagli altri allievi, ma ne critica la tecnica. La risposta di Francesca è tanto impetuosa quanto impertinente. Alcuni mesi dopo, nel ’78, la Woodman, in partenza per un lungo viaggio, propose a Brigidi in affitto il suo appartamento di via dei Coronari 60. Il viaggio probabilmente non si tenne mai visto che solo due settimane dopo Francesca era di nuovo lì, davanti alla porta, a reclamare i suoi spazi. Stephan che aveva preso in prestito da Hardu Keck un grande piatto, con il quale ha già in mente una possibile composizione, percepì subito che, con Francesca, quell’idea avrebbe trovato la sua realizzazione. Fu così, in questo secondo incontro tra Francesca e Stephan – nel quale Francesca aveva annunciato a Stephan di dover lasciare l’appartamento, che scaturì l’occasione per una tempestiva collaborazione e che quasi fortuitamente nacque Woman with a large plate. Uno scatto in cui non ci sono imperfezioni o difetti, ma dov’è possibile scorgere qualcosa di più misterioso: lei e il piatto diventano una cosa sola, quasi come se quel piatto si fosse tramutato in uno scudo per Francesca. Stephan aveva realizzato qualcosa di speciale, forse più di quello che potesse immaginare. Al termine della sessione fotografica, nel corso della quale seguirono anche altri scatti – due dei quali presenti in mostra, si ripromisero uno scambio dei rispettivi lavori. Francesca visitò la mostra romana che Stephan tenne insieme ad altri due artisti Fulbright nel maggio del 1978, alla Galleria Nuovo Carpine, qualche giorno dopo l’apertura al pubblico. In quell’occasione fu presentata per la prima volta Woman with a large plate, in cui Francesca ha potuto vedere sé stessa insolitamente ritratta come modella da un altro artista. Al suo vernissage a Maldoror, racconta Edith Schloss, noi l’aspettavamo ma non appariva a salutare il suo pubblico. Il 20 marzo del 1978 Francesca Woodman aveva inaugurato alla libreria Maldoror, con ventitré scatti, quella che invece sarebbe stata la sua prima e unica mostra personale in Italia Immagini. Lega nel frattempo con gli artisti del Pastificio Cerere insieme ai quali esporrà, nel giugno dello stesso anno, all’interno della mostra collettiva Cinque giovani artisti (oltre alla Woodman, Ceccobelli, Dessì, Gallo e Ségneri), alla Galleria Ugo Ferranti. Nell’ambito della sua vicenda umana e professionale l’ambiente culturale romano assume particolare significato, unanimamente riconosciuto dalla critica come momento cruciale del proprio percorso artistico. Durante questo periodo nasce Self-deceit (autoinganno), una serie di sei fotografie scattate proprio all’interno delle umide cantine della RISD e stampate nel laboratorio della scuola. Realizza e completa la bellissima serie già iniziata a Providence From Angel Series – è in mostra uno degli scatti, dove risulta evidente l’influenza di Duane Michals, più rappresentativi di questa serie. La già citata Eel series – di cui è presente una tra le foto più celebri, con le anguille nel vaso di porcellana. E ancora il diario fotografico Fish calendar – 6 days (donato a Giuseppe Casetti), Splatter Paint e le diverse serie di ritratti con i nuovi amici romani. Le sue foto, i materiali che vediamo in mostra sono non di rado utilizzati da Francesca per mandare messaggi, come “un cerimoniale comunicativo denso di ulteriori implicazioni”. Un tramite, come nel caso di Cristiano riso e ricotta (1978), che reca una dedica a tempera, lasciata scivolare sotto la porta della libreria Maldoror o come per il grande disegno: Posso fare qualcosa per te, 1977-1978, trovato sul parabrezza della sua Ami 8 week-end di Cristiano-Giuseppe – entrambi esposti in mostra. Art as language, come forma di comunicazione non verbale in cui il corpo, con cui Francesca riprende i concetti di sparizione e assorbimento da parte del mondo fisico, è l’oggetto misterioso dei suoi racconti al limite del surreale. Ma questa è anche, o soprattutto, una storia fatta di sovrapposizioni, di duplicazioni: Francesca è sia la modella di sé stessa che, come eccezionalmente avviene in questo caso, in posa per qualcuno, nell’avvicendamento tematico dell’oggetto-corpo-soggetto; o come per l’appartamento di Via dei Coronari 60, che fa da sfondo ad entrambi gli scatti (Eel series Woman with a large plate). È inoltre anche una storia di legami, di connessioni. Stephan sperava di avere in cambio una di quelle foto con le anguille nel vaso di porcellana – che oggi ritroverà in mostra – ma non immaginava che quando Francesca chiuse la porta dietro di sé, quel giorno, non l’avrebbe più rivista: non si scambiarono mai quegli scatti, come si erano promessi. Le gambe del tavolo in legno del mio appartamento ritornano da dove venivano dirà Francesca alludendo alla sua installazione nel bosco di Peterborough Tree Piece, nata con l’idea di restituire alla natura ciò che le è stato sottratto ed è con lo stesso spirito che Encounter riporta a Roma una Francesca Woodman, anche così eterea e fanciullesca, proprio a pochi passi da Piazza delle Cinque Scòle, dai vecchi locali di Maldoror, dalla sua casa romana di via dei Coronari, dagli spazi del Pastificio Cerere.

Rocco Sciaraffa

Porta Pinciana, “The Wall, Wrapped Roman Wall” di Christo e Jeanne Claude. Roma 1974.

    Libreria-galleria  Il museo del louvre

via della Reginella 8a 00186 Roma  

info@ilmuseodellouvre.com        www.ilmuseodellouvre.com  

Nella libreria-galleria il museo del louvre di Roma in via della Reginella 8a, il 15 dicembre 2017 alle ore 17.00 si inaugura la mostra: Porta Pinciana, “The Wall, Wrapped Roman Wall” di Christo e Jeanne Claude. Roma 1974. Fotografie di Vittorio Biffani e Gianni  Termorshuizen.

Nel gennaio del 1974, Christo ha impacchettato a Roma i quattro archi di Porta Pinciana ovvero il tratto delle antiche mura aureliane compreso ora tra Villa Borghese e via Veneto. Utilizzando tessuto in polipropilene e corde in dacron, l’artista ha avviluppato entrambi i lati delle mura, la parte superiore e gli archi. L’installazione esposta per quaranta giorni, faceva parte della mostra ‘Contemporanea’ per gli Incontri Internazionali d’Arte, a cura di Achille Bonito Oliva, svoltasi nel garage sotterraneo di Villa Borghese. Il fotografo Vittorio Biffani ha documentato  le diverse fasi dei quattro giorni di lavoro impiegati da Christo per l’esecuzione dell’opera: dal 26 al 29 gennaio 1974. Inoltre le fotografie di Gianni Termorshuizen del gennaio e del marzo1974 documentano gli interventi scritti  sull’installazione ad opera di anonimi.

La mostra fa parte del programma Passeggiate Fotografiche Romane, promosso dalla Cabina di regia per la fotografia del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, diretta da Lorenza Bravetta. Un programma che costruisce a Roma, per 3 giornate, cinque percorsi reali o metaforici, per scoprire luoghi e personaggi della fotografia attraverso mostre, incontri, archivi aperti, laboratori, performance, proiezioni e progetti inediti.

Christo The Wall, wrapped roman wall  Roma 1974. Photo Vittorio Biffani- Archive Giuseppe Casetti  copyright Christo.

Bibliografia: “Christo and Jean-Claude” catalogo della Mostra alla Galleria d’arte Contini (Venezia/Cortina d’Ampezzo), p. 53 Anno: 2004.

Incontri 1974-’75. Palazzo Taverna, Roma.

Incontri Internazionali d'Arte, Roma 1 gennaio 1981 
 Incontri Internazionali d’Arte, Palazzo Taverna, Roma, novembre 1974 – giugno 1975.  a cura di Achille Bonito Oliva. Testo introduttivo di Graziella Lonardi. Trascrizioni di alcuni dibattiti con Achille Bonito Oliva, Maurizo Calvesi, Jannis Kounellis, Filiberto Menna, Fabio Sargentini, Gianni Emilio Simonetti, Gianni Statera et al. Alcune fotografie in bianco e nero. Dall’indice: “incontro con Bernar Venet”, “Giuseppe Chiari: discussione”, “Ben Vautier”, “Le avanguardie: Europa America”, “Video-arte in Europa”, “Joe Jones: Concert”, “Wolf Vostell”, “Fotografia e immagine di massa”, “Concerto Zaj”, “Saito Takako”, “Geoff Hendricks”, “Arte come informazione? Le riviste d’arte”, cm.20×28,  pp. 128. .  I materiali, le collaborazioni e i documenti raccolti in questo Quaderno sono il risultato di attività svolte nella sede dell’Associazione negli anni indicati.