Il museo del Louvre Roma | PHOTOGRAPHS

IL MUSEO DEL LOUVRE ROMA
PHOTOGRAPHS

Il nuovo spazio espositivo adiacente alla storica libreria del ghetto, il museo del louvre Photographs, oltre alle foto d’autore propone una serie infinita di scatti anonimi,
Foto di album privati, dove si rintracciano “l’attimo” e il “punctum” come unità di misura dell’arte fotografica contemporanea.
Le foto, anonime ci svelano un universo privato, un mondo perduto che va dai censimenti delle colonie africane, alle foto della guerra di Spagna, dalle case dell’ agropontino , alle squadre di calcio parrocchiali, dalle scolaresche, alle gite domenicali, dai viaggi verso il nuovo mondo ai compleanni in famiglia.
Inoltre, gesti, tuffi, ombre, case, macchine, oggetti, turisti, processioni, feste paesane, foto di fidanzati, famiglie, elettrodomestici, nudi, ritratti etc.
Dal dagherrotipo dell’ ottocento alle polaroid degli anni settanta, dalla foto centellinata in sali d’argento agli scatti bruciati degli anni ottanta, dalla foto-tessera ai set cinematografici.
Scarti, errori, prove, oggetti smarriti che diventano “opere” rispondendo alla poetica del caso della bizzarria, dell’ unicità.
Fotografie vintage, tratte dagli album di famiglia che raccontano il 900.
La storia, ritratta da anonimi, fotografie custodite nel fondo dei bauli e riportate in vita dalla passione dei curatori del museo del louvre di Roma.
Errori fotografici, sperimentazioni, usi e costumi, il mare, la montagna, gli sport, i giochi, il lavoro, la moda.
Scatti di famiglia: nascite, matrimoni e funerali.
I vintage d’anonimo, sono opere uniche, singoli gioielli di piccola dimensione, opere tascabili,“madeleine” proustiane capaci di riportare il visitatore della galleria indietro nel tempo .
Ritratti di signora, nudi privati, polaroid, provini a contatto gesti bizzarri.
I curatori della galleria il museo del louvre di Roma considerano il loro lavoro sul vintage d’anonimo un’ unica grande opera concettuale disposta in mille diverse combinazioni, come le rifrazioni di vetro nella stanza del postino Cheval.
L’invenzione della “photo trouveè” o “found photo”, è riconducibile alla tradizione del ready made, dove l’oggetto del quotidiano ovvero le istantanee di famiglia, estratte dai vecchi album ed isolate, provocano uno straniamento e si defunzionalizzano dal loro compito privato e mnemonico. Al museo del louvre di Roma, avviene quel processo caro a Duchamp in cui l’oggetto prelevato e posto così com’è in una situazione diversa da quella di utilizzo, diventa opera d’arte grazie all’azione di individuazione, di scelta e di isolamento della foto.
Aerei, navi, tuffi, giochi, interni di case vuote, salti, still life, fotomontaggi, sono solo alcuni dei soggetti fotografici, salvati all’oblio e sradicati dalla loro funzione domestica .
Le foto di famiglia, da fatto privato, si universalizzano diventando il patrimonio comune di una “ family of man”, famiglia allargata dell’umanità.
In un’epoca di smaterializzazione dell’immagine, di pixel e di post produzione, la fedeltà del cartaceo come DNA della fotografia si sposta velocemente dal contesto della fotografia amatoriale verso un nuovo contesto che ne ridefinisce il significato.
L’era virtuale dell’ evaporazione dell’ immagine, stabilisce uno iato profondo tra la foto e l’immagine quest’ultima, sempre mutevole e non finita
In questa differenza tra immagine e fotografia, si definiscono i contorni di un’ istantanea senza nome, unica e per questo, dotata di aura con un peso specifico e una densità corporea.
Le fotografie in mostra al louvre di Roma, grazie all’aleatorio, al non- professionale, alla rapidità dello scatto, alla fragilità della mano dell’esecutore, e alle imprecisioni dei soggetti ritratti, ci inchiodano ad un punctum crudele ad un “graund zero” a cui è impossibile sottrarre lo sguardo. I curatori del louvre da anni lavorano in un processo di sottrazione e distillazione della fotografia. La maggior parte delle foto infatti resta muta negli album perché non raggiunge quella temperatura di trasmutazione che dalla massa indistinta di volti e luoghi conduce alla pura scrittura di luce. La galleria aperta tutti i giorni tranne la domenica dalle ore 11:00 alle 19:30, oltre al punto vendita di foto d’autore e foto di anonimi, propone mostre, eventi, visioni, readings, concerti, incontri sulla fotografia ed altro.
Oltre a una selezione di opere esposte alle pareti e nelle vetrine, la galleria offre infatti la possibilità di consultare direttamente i circa 150 album che custodiscono e presentano, in diverse chiavi tematiche, la raccolta di stampe fotografiche originali di IMDL.
Oltre alla fotografia vintage di anonimi si trovano fotografie d’autore, ricordiamo almeno Francesca Woodman, Luigi Veronesi, Victor Chambi, Ghitta Carrel, William Klein, Ernst Haas, Sam Levin, Federico Patellani, David Seymour, Ugo Mulas, Ghergo, Mario Schifano, Luxardo, Franco Pinna, Tazio Secchiaroli, Mario Dondero, Elisabetta Catalano, Vittorugo Contino, Pierluigi Praturlon, Sandro Becchetti, Pasquale De Elisabetta Catalano, Antonis, Romano Cagnoni, Milton Gendel, Carla Cerati, Letizia Battaglia, Marialba Russo, Calogero Cascio, Caio Garruba, Uliano Lucas, Antonio e Nicola Sansone, Paola Agosti, Vittorio Biffani, Ermete Marzoni, Marcello Salustri.
Oltre agli autori, citiamo anche i nomi di alcuni studi e agenzie per le quali sono stati realizzate molte delle foto delle collezioni IMDL: Archivio Paese Sera, Alinari, Magnum, Contrasto, Farabola, Giancolombo, Italy’s New Photo, Studio Bonaventura, Roma’s Press Photo, Felici, Attualphoto, Publifoto, Dufoto, Pais e Santarelli, Agenzia Restaldi, Vespasiani, Vedo di Adolfo Porry-Pastorel, Meldolesi, AGF, Keystone, New Roman Press Photo e Master Photo di Bruno Bruni.