274 tavole di vignette originali (inchiostro di china, pennarello, acquerelli, tempere disegni e storyboard).
Le vignette originali sono in vendita.
GIANNI ISIDORI (Roma, 1931-2019).
Rivelatosi su “Il Travaso” nel lontano 1950 come arguto vignettista, ha continuato imperterrito. Autore radiofonico e televisivo, da solo o in coppia con Amurri o con altri, ha realizzato i testi per fortunatissime trasmissioni: da “Rosso e Nero” a “Varietà”, sino a “500 ma non li dimostra”. Per Aldo Fabrizi scrisse l’originale televisivo “La voce nel bicchiere”, mentre per Montesano la più recente “S.P.Q.M.”, Palma d’Oro a Bordighera in tempi non sospetti. Numerose le mostre. E’ fra i rifondatori dell’umorismo italiano del dopoguerra, insieme a Vighi, Cavallo, Nistri, Putzolu, Cavandoli, Biassoni, Morosetti. Di carattere anticonformista, esercita la sua abilità satirica di umorista dell’area neofascista collaborando con il quotidiano «Il Secolo d’Italia» e assiduamente con la rivista «Il Borghese» negli anni Sessanta, diventando con Nistri e Fremura una colonna della rivista. Con i due colleghi, orientati come lui a destra, crea anche il settimanale satirico e umoristico moderato e anticomunista «L’allucinogeno», controcanto di destra alla contestazione di sinistra del 1968, di breve durata (ne uscirono solo sei numeri).Nel 1980 crea venti disegni per il libro di ricette gastronomiche in versi di Aldo Fabrizi Nonno Pane (Mondadori). Nel 2004 partecipa a Roma a una mostra ecumenica degli umoristi di destra e di sinistra, organizzata dall’Assessorato alla cultura della Regione Lazio. Muore a Roma il 5 gennaio 2019. L’archivio di Giovanni detto “Gianni” Isidori, umorista e disegnatore, copre un periodo che va dalla fine degli anni Quaranta al primo decennio del Duemila. Nella sua unitarietà, l’archivio riveste un interesse storico particolarmente importante in quanto testimonianza della formazione professionale e dell’attività di uno dei rifondatori dell’umorismo italiano del dopoguerra.
La Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio ha dichiarato l’archivio di interesse storico particolarmente importante con Decreto n. 53 del 22 dicembre 2020.