Gisela Simic, il Punk nella Jugoslavia di Tito

 

Il 26 novembre 1976 esce il primo singolo dei Sex Pistols di Johnny Rotten, con Steve Jones alla chitarra, Paul Cook alla batteria e Glen Matlock al basso, Anarchy in the U.K., un vero e proprio inno di ribellione e di disincanto nei confronti delle regole costituite. Un singolo pieno di rabbia ed energia che apre le porte alla nascita del movimento Punk. Per celebrare i 40 anni di vita del movimento Punk il museo del louvre di Roma pubblica la mostra fotografica online:

Gisela Simic, Il Punk nella Jugoslavia di Tito.

 

(Le fotografie della mostra on-line sono in vendita).

I primi anni‘80 sono il periodo in cui sorge nella ex-Jugoslavia il movimento Punk e si costituiscono diversi gruppi musicali. Novi Sad era il più importante centro culturale dopo Belgrado, altri gruppi musicali che si ispiravano al movimento esistevano a Zagabria, Lubiana e Sarajevo. A Sarajevo esisteva un movimento chiamato Nuovo Primitivismo dal quale sono emersi E. Kusturika e G. Bregovich. A Novi Sad i gruppi musicali più importanti erano i Pekinška Patka band formata nel 1976 da Sreten Kovačević, alla chitarra elettrica, STRC, basso, Zare, batteria. Il lider dei Petiska Patka era un professore trasgressivo di nome Čonkić (spesso indicato con il suo soprannome Professor Conta), all’epoca un insegnante di 25 anni, al liceo Mihajlo Pupin di Novi Sad. Durante l’estate del 1978 Čonkić va a Londra,dove,tra le altre band,  vede i Clash, The Specials, Midge Ura, Glen Matlok’s, Rich Kids e i Magazine esibirsi dal vivo prima di tornare in Jugoslavia pieno di suggestioni e con l’idea di voler mettere insieme una band con un nuovo suono.

Pekinška Patka diventa rapidamente un cult tra i giovani di Novi Sad, che esprimono la loro devozione spruzzando graffiti sui muri della città con la scritta “Conta je Bog”(“Conta è Dio”). Il movimeto Punk  generò rapidamente un grande interesse nei giovani, non solo in città, ma anche in altre parti della Vojvodina. In Yugoslavia infatti con Tito c’era la libertà di viaggiare, i cittadini avevano il passaporto, e lo stato considerava il loro atteggiamento come uno sfogo giovanile e veniva tollerato.I problemi della libertà invece esistevano negli anni ‘70 legati alle contestazioni sessantottine, anni in cui alcuni registi e scrittori ripararono all’estero. Quello invece era un periodo bellissimo. Tuttavia ben presto l’ eccesso di anticonformismo del movimento provocò l’attenzione  delle autorità comuniste locali per il potenziale sovversivo e incendiario di quella musica.  La band creava problemi alle autorità con i suoi trasgressivi  spettacoli  dal vivo , molti dei quali venivano annullati il giorno  dell’esibizione su suggerimento delle autorità stesse. Un altro importante gruppo musicale era “La Strada” nome cambiato successivamente in “Luna” . Di questi ultimi due, il leader era Slobodan Tisma, chitarra, voce solista e poeta, vincitore di parecchi premi letterari.

Le fotografie in mostra sono scatti degli anni ‘80 di una ragazza che ha vissuto a Novi Sad, città della parte nord della ex Yugoslavia nel periodo in cui sorge il movimento Punk. Il materiale fotografico di Gisela Simic è stato trovato nel mercato delle pulci di Novi Sad e dopo un anno nello stesso mercato ma da un altro venditore di Subotica, città più a nord verso l’Ungheria dove vivono molti ungheresi. Si sa che Gisela è un nome ungherese mentre Simic potrebbe essere croato. A Novi Sad, adesso parte della Serbia, vivono tante etnie, croati e ungheresi soprattutto, e ci sono tanti matrimoni misti. Nonostante ricerche fatte nel giro dei fotografi di Novi e di Subotica non si è riusciti ad avere notizie su di lei. Potrebbe essere fuggita negli anni ‘90 durante la sanguinosa guerra che sconvolse i Balcani. Gisela fotografava il mondo dei ragazzi che frequentava, era una di loro, il punk in Serbia era un movimento cresciuto contemporaneamente agli altri analoghi movimenti in Inghilterra e in Europa ma con un tratto di fresca ingenuità che lo differenziava e lo rendeva originale. La nota caratteristica di queste foto e la loro bellezza è la sincerità e l’atmosfera creata dalle fotografie in bianco e nero che oggi guardate con la distanza di una quarantina d’anni ne descrivono l’humus e lo spirito di quell’epoca. Si percepisce che non sono artefatte e che descrivono un mondo di cui lei stessa faceva parte: era il suo mondo senza alcuna distanza.

Forse le fotografie sono state ispirate dalle foto pubblicate nelle riviste di moda. Ma quello che emerge  al di là degli intenti e, forse, oltre la sua consapevolezza, è un ritratto sincero di quel mondo.

 

Materiale tratto da una intervista di Giuseppe Casetti a Branislav Petric detto Bane, un artista serbo che vive a Roma.

 

Il museo del louvre via della Reginella 8a 00186 Roma

 

www.ilmuseodellouvre.com info@ilmuseodellouvre.com