Pietro, professore di musica alla scuola d’arco di Verona e Antonella Levi , i figli Pico, Plinio, Paolo e Pirro le figlie Pia, Paola e Polinnia
L’archivio si compone di un nutrito numero di lettere scambiate principalmente tra Pirro, Paolo, Plinio e i genitori. Dal tenore delle stesse, soprattutto quelle scritte da Paolo, emerge uno spaccato paradigmatico dell’umore del paese e di quel sentire, che era comune nei giovani studenti italiani a ridosso e durante la Grande Guerra fatto di sentimento patriottico, di affermazione di una nuova forte identità nazionale, eroica, di riscatto di un passato di subordinazione e piena di disprezzo per ogni vile compromesso incarnato, in quel frangente storico, dalla politica giolittiana. Esistono poi alcune lettere inviate a Pirro Marconi da Piero Jahier nelle quali, quest’ultimo, si interroga e chiede lumi all’amico per confermare alcune sue intuizioni che gettano nuova luce sulla battaglia che ebbe luogo il 10 luglio del 1916 per la ripresa del Monte Corno da parte delle forze italiane. Piero Jahier fu scrittore, poeta, giornalista. Nacque a Genova nel 1884 da padre piemontese, pastore valdese, dopo il suicidio del quale, si trasferì con la madre a Firenze, dove entrò in contatto con i giovani intellettuali e letterati dell’epoca ivi residenti e iniziò a scrivere articoli su vari giornali tra cui la rivista futurista Lacerba, che allo scoppio della guerra assunse posizioni fortemente interventiste e divenne marcatamente politica. Nel 1909 conobbe Prezzolini e iniziò a collaborare alla rivista La Voce, di cui fu responsabile dal 1911 al 1913, pubblicandovi numerosi recensioni, articoli e testi letterari. Fu fiero interventista e nel 1916 si arruolò volontario negli alpini con il grado di sottotenente. Fu antifascista e per questo dovette subire percosse e prigione. La sua opera in prosa più famosa, Con me e con gli alpini, venne pubblicata nel 1920. Morì a Firenze nel 1966. A riguardo della interpretazione della condotta della battaglia del Monte Corno è necessario premettere che terminata la spinta austriaca, la cosiddetta Strafeexpedition(spedizione punitiva), tra il 15 maggio il 18 giugno del 1916, in luglio inizia la controffensiva italiana. Cesare Battisti, cittadino austriaco, deputato di Trento alla Camera di Vienna, irredentista, si era arruolato il 29 maggio 1915 nell’esercito italiano e il 7 giugno 1916 aveva raggiunto il Battaglione Vicenza. Quest’ultimo, risalendo lungo la rotabile della Vallarsa, si riappropriava di vari paesi e il 5 luglio aveva conquistato il Monte Trappola arrivando fin sotto il Monte Corno a ovest del Pasubio per poi arrestarsi perchè impossibile proseguire lungo un bastione naturale efficacemente presidiato da cannoni e mitragliatrici austriaci. Per il Comando Italiano la tattica più agevole, per proseguire l’avanzata, compito del ‘Vicenza’, era agire a settentrione e conquistare prima la selletta posta tra la quota 1765 del Monte Corno e la quota 1801 del Monte Testa austriaco, quindi proseguire verso la cima del Corno, mentre a prendere la Quota 1801 avrebbero pensato i rincalzi. Così all’una di notte del 10 luglio gli Alpini, agendo di sorpresa, dopo solo poche fucilate, ottennero la resa austriaca e presero possesso della selletta. L’azione però aveva posto in all’erta il fronte fino al Pasubio con i rincalzi bloccati dal fuoco austriaco e gli attaccanti nascosti nelle tenebre della selletta. Il comandante allora decise di portare l’attacco con le sole forze a disposizione: 50 uomini contro il Corno, che fu conquistato quasi immediatamente fruttando 34 prigionieri e il resto con Cesare Battisti per la presa della quota 1801, azione quest’ultima, che ebbe però esito disastroso, 455 prigionieri e molti morti con le mitragliatrici che tiravano a filo d’erba dall’alto verso il basso e impedivano, oltretutto, il rientro alle linee di partenza. Unica via di fuga un burrone alle spalle, di oltre 20 metri, che pochissimi (pare) riuscirono a saltare. Per la sorte di Battisti, solo il 12 luglio successivo si seppe che era stato catturato. Venne impiccato nella notte tra il 12 e il 13 luglio nel castello del Buonconsiglio a Trento. Questa la storia ufficiale, ma Pietro Jahier scrive a Pirro il quale aveva fatto parte del Battaglione Vicenza : “… Eccoti un piccolo questionario, caro Pirro….. 1) una memoria personale su Battisti….3) Presa la Sella del Corno e la Quota 1765 era evidente che, senza prendere l’altra quota 1801 dominante la sella, sarebbe stato impossibile al Battaglione mantenersi sulla sella e sulla quota 1765 che non poteva rifornirsi dal tergo costituito da roccioni a picco ed era più bassa. Per queste ragioni l’attacco a quota 1801 doveva essere fulminea e a fondo mentre dalla una alle 4 della mattina sembra che le tre compagnie 59.60.61 e la Comp Battisti siano rimaste sotto i reticolati-aspettando le fanterie che non venivano o meglio aspettando gli austriaci che son poi venuti e hanno avuto presto ragione di un avversario in condizioni tanto inferiori. Non volendo attaccare a fondo col polo Vicenza ( che pure-visto il debole contrattacco-avrebbe certamente espugnato la 1801) bisognava ritirarsi alle posizioni di partenza e rapidamente essendo di elementare evidenza che non si può tenere una sella scoperta possedendo soltanto la più bassa delle due quote laterali e la più infelice tatticamente così ristretta da non permettere spiegamento di uomini e senza possibilità di rifornimento…..mi pare che il Comando di Battaglione anch’esso non abbia funzionato e questa è una delle cause dei 455 prigionieri…..ma il Vicenza contro quota 1801 non si è impegnato. Su questo gradirei conoscere la risposta del nuovo combattente.” In un’altra lettera gli scrive: “…. Bisogna, però, tener presente che non fu la sola Compagnia Battisti ad arrendersi sul Corno, ma 455 uomini del Battaglione Vicenza. Con quanti fucili andò al combattimento il Battaglione? I complementi che a Recoaro lo rinquadrarono di che classe erano? 1896 ? E di che regioni? Io aspetto dal Cap.no Talamini una relazione sincera sull’azione. Ma forse tu potrai procurarmi di meglio. Tutto quel che hanno scritto i giornalisti era bugia-lo vedi dal numero dei prigionieri- Quel che ha riferito un tale Capitano di aver offerto a Battisti di buttarsi giù dalle rocce del Corno è bugia per giustificarsi di non aver partecipato al combattimento. Fui sul Corno col ten. Ingravalle del Vicenza ( mutilato e buon soldato): impossibile buttarsi da quei roccioni e arrivar giù incolume. Ingravalle mi aveva promesso una relazione sincera ma poi ha traccheggiato forse perché di carattere timido teme di aver seccature militari….è passato effettivo di merito.” In un’altra lettera del 2 maggio 1920 gli scrive: “..come ringraziarti delle preziose informazioni! Esse collimano con quel che avevo intuito e saputo…” E in quella del 4 maggio 1920 continua : “ La Brigata Ancona (69-70) detta Marmitta che aveva il compito di attaccare sulle ali? Agiva già con voi del Vicenza…. Che contegno tenne? Poi il 20 agosto 1920 : “…la notizia dell’arrivo del memoriale è proprio la migliore che potessi aspettare….Purchè arrivi!”
Tra i fratelli Marconi, tutti impegnati nei combattimenti, emerge la figura di Paolo, nato nel 1895, studente liceale a Verona, poi universitario iscritto alla facoltà di ingegneria, prima a Torino e poi a Roma, ragazzo sensibile e intelligente che non smette di chiedersi quale sia il senso e il mistero della vita e che, complice anche la giovane età, che esalta le passioni e gli ideali, fervente irredentista e interventista, attende entusiasta ed impaziente che il governo italiano rompa ogni indugio e titubanza e dichiari guerra all’Austria, vivendo il suo imminente impegno al fronte, per il riscatto dell’Italia dal giogo austriaco, come una missione ineluttabile, dove non c’è alcun posto per la paura. E’ testimone del “radioso maggio” del 1915 durante il quale si susseguono in tutto il paese manifestazioni e scioperi che vedono l’esacerbarsi dei due contrapposti schieramenti che da mesi si fronteggiano nel paese. Da una parte i neutralisti, composti principalmente da socialisti e liberali, che sono maggioranza in Parlamento, ma solo maggioranza ‘silenziosa’ nel paese, e presto cominciano a subire defezioni e a dividersi in correnti. Fanno riferimento a Turati e soprattutto a Giovanni Giolitti, manovriero e incline al compromesso, il quale pensa di poter comunque ottenere annessioni territoriali da parte dell’Austria in cambio della sola neutralità. Dall’altra parte gli interventisti che fanno riferimento al presidente del consiglio Antonio Salandra e al re Vittorio Emanuele i quali hanno anche siglato il 26 aprile con Inghilterra, Francia e Russia il cosiddetto patto di Londra per entrare in guerra, entro un mese dall’accordo, al loro fianco contro l’Austria in cambio di annessioni territoriali, in caso di vittoria. Essi sono minoranza nel Parlamento, ma possono contare su una imponente campagna editoriale e propagandistica, spinta da interessi economici e politici, e rappresentata da movimenti nazionalisti e dalla maggior parte della èlite intellettuale della nazione oltre che dai giovani e studenti. Gli interventisti spadroneggiano nelle piazze, sempre più baldanzosi e vociferanti, esercitano anche un terrorismo ideologico contro cui nessuno si ribella e quando il 9 maggio Giolitti si reca a Roma, per prendere in mano la situazione, forte della maggioranza parlamentare, e non ratificare il Patto di Londra, gli eventi precipitano, la piazza insorge, gli interventisti hanno la meglio e il 23 maggio viene dichiarata guerra all’Austria “…..La devastazione della camera dei deputati impressionò assai assai le nostre sfere dirigenti. Tanto più che chi compì la devastazione non era un’accozzaglia insensata né di teppisti né di briganti. Eravamo una colonna di 3000 studenti reduci da un comizio tenuto all’università. La povera ‘farmacia’ andò tutta in pezzi. I corridoi ove fu ordito l’intrigo rimasero ingombri di macerie. Non rimase in piedi né un vetro intatto né una sedia intera…i deputati scapparono pallidi pallidi nei piani superiori. I pochi sconsigliati che vollero opporsi furono bastonati e sputacchiati. Ed eravamo tutti non teppisti, ma studenti. Alla sera vi furono le barricate che cedettero soltanto dopo quattro ore d’assedio. Barricate fatte magnificamente, con i reticolati….per fare incespicare i cavalli quando fosse ordinata la carica…..Magnifica fu ‘la santa canaglia’. Infine vincemmo e con noi vinse l’onestà, con noi vinsero tutte le migliori virtù umane….Fra qualche giorno la guerra!….” Così scrive Paolo Marconi nella lettera del 17 maggio 1915 ai genitori. Fra le defezioni dal fronte neutralista si annovera quella del deputato socialista trentino Cesare Battisti, irredentista, che gira l’Italia per convincere i compatrioti che “ L’ora di Trento è suonata” per il riscatto dell’Italia e lo stesso Mussolini che si dimette dall’Avanti! per fondare Il Popolo d’Italia e divenire interventista. Poi l’efficace azione di Gabriele D’Annunzio con i suoi discorsi pubblici, da quello celebre di Quarto del 5 maggio ai successivi a Genova e ancora a quelli di Roma dal 12 al 20 maggio che infiammano gli animi e conferiscono un carattere sacro, ineluttabile e identitario del popolo italiano, alla entrata in guerra contro l’Austria. “La patria è in pericolo….questo vuole il mestatore di Dronero. Intendete? Avete inteso?”. Così parla D’Annunzio e la folla risponde ! “siii. A morte.”D’Annunzio nei suoi discorsi tutti avvolti da un’aura di sacralità fa di Giolitti un bersaglio su cui incanalare e scaricare le passioni della piazza e dà forma agli umori di un’Italia convinta di poter contare in Europa, spinta dall’affermazione della sua identità. Nulla appariva più esecrabile alle giovani generazioni del vecchio modo di concepire la vita rappresentato dalla politica giolittiana, paziente, di mediazione e lenta tessitura, senza eroismi, ne grandi ideali ispiratori, al quale andava contrapposto il bisogno di bellezza, di grandezza e di cambiamento. Del resto anche Ardengo Soffici dalla rivista Lacerba descrive Giolitti come “ignobile, losco, vomitativo” e Prezzolini lo definisce “la canaglia di Dronero”. Prezzolini a proposito del quale Paolo Marconi scrive ai genitori il 5 maggio 1915 “…Sapevate che già da qualche tempo avevamo conosciuto Prezzolini. Avendo ora egli intenzione di rinfrescare ‘La Voce’ con elementi giovanissimi ci ha proposto ( a Plinio e a me) di entrare come collaboratori nel nuovo gruppo de ‘La Voce’…essendo noi un po dubitosi…insistè vivamente…”e a proposito del ‘radioso maggio’ , sempre nella lettera ai genitori del 17 maggio, prosegue così: “Carissimi. Alleluia, alleluia. Roma è vestita di immensa gioia! Ogni cuore è rinato…ieri assistemmo ad un miracolo meraviglioso….Quant’erano le centinaia di migliaia di persone che riempivano di grida e di canti le vie e le piazze festanti?……Tutta Roma acclamava delirante….intorno uno sventolare di mille bandiere, bianche verdi rosse…Uno il grido che si levò dall’immensa folla acclamante: viva il ministro dei galantuomini,viva la guerra!…Mai avrei immaginato più lieta Pasqua di Resurrezione dopo questa dolorosa settimana di Passione. La passione del popolo nostro, attraverso la quale soffrendo e meditando si sollevò dal suo doloroso fango, verso più pure ragioni. Attoniti rimasero gli stranieri nei quali il più cupo disprezzo aveva cominciato a manifestarsi….Mai avrei sperato così, mai avrei creduto il popolo italiano così nobilmente e violentemente risorto. Oggi comincia una novella istoria. La storia del popolo redento…A morte il barattiere, a morte il traditore! A quel grido ciascuno si sentiva fatto migliore. In realtà lanciava contro l’uomo nefasto ciò che di peggiore era in sé. Non fu ribellione contro un uomo. In ciascuno fu ribellione contro sé stesso-ribellione contro i peggiori istinti che albergavano nel suo animo-e di quelli accusava chi di null’altro era colpevole che d’averli sollecitati….Giovanni Giolitti, l’elefante di Dronero oggi mi fa pena, ieri l’avrei ucciso, oggi non più-egli è un povero disgraziato, fuori di tempo, fuori di luogo-egli è morto con l’età e la generazione che fu sua….Fra qualche giorno la guerra!….Dicono che il principe di Bulow partirà stasera….sconfitto, ma con un po di stima per questo popolo che egli credeva tanto abbietto da essere facile preda dei più loschi intrighi…” In un’altra lettera al fratello Pirro del 19 maggio 1915, pochi giorni prima, quindi, della dichiarazione di guerra, lo informa che “…La scuola d’applicazione per ingegneri l’abbiamo fatta chiudere ieri….Oggi faremo chiudere la Sapienza….Morte all’Austria, e così sia….. Morte all’Austria! Tutti gli studenti hanno firmato il foglio d’arruolamento. Anche gli scarti e i rivedibili. Tutti hanno rinunciato ai privilegi. Viva la guerra!…” Ma esemplificativa del clima politico e delle divisioni esistenti tra interventisti e neutralisti, che già serpeggiavano da molti mesi nel paese,e dell’impegno di Paolo per la causa interventista è anche la lettera del 12/10/1914 indirizzata al fratello Plinio da Torino dove Paolo scrive : “Ti do notizia degli amici trentini e di quanto si fa qui per agitare un po il limaccioso stagno, ohimè!….che è questa pantanosa Torino… I nostri compagni (di Torino) fanno tutti schifo: ed è il meno che si possa dire….Parti, il sereno e calmo Parti, è qualcosa di magnifico. Un giorno, al Valentino, ha pigliato per il collo un violino perché aveva cinicamente e cretinescamente risposto a lui che lo pregava di firmare la lettera di protesta a Salandra. Oggi verrà pure Battisti, figurati, al ‘Restaurant du Pare’, per ordine della polizia, che non vuole assembramenti nel cuore della città. E’ un’indecenza. Stamane quasi volevamo telegrafargli che non venisse- ma era già in viaggio. E’ arrivato stamane alle 9,30 e l’hanno portato via in automobile,(l’hanno) come un pericoloso assassino!……Ora comunque si fa un giornale……I fondi?…..appena 100 lire che abbiamo sottoscritto un po per ciascuno e 50 lire di Guido Bey. Speriamo di poter battere cassa anche a Trento e Trieste…Verrà così il nostro giornale giorno per giorno… distribuito gratuitamente per le vie, inviato a tutti i deputati e senatori e circoli di cultura o politici…collaboratori saranno per ora studenti….più tardi la collaborazione di qualche persona autorevole. G. Bey ha già promesso di collaborare, poi avremo forse Battisti e faremo di tutto per procurarci L. Bissolati per via di Cristofolini…il primo numero dovrà contenere un materiale assai scelto, per meritarci l’appoggio degli alti papaveri. Bovini svolge un’attività notevolissima…” Arruolato volontario paolo Marconi divenne sottotenente degli Alpini ma trovò la morte il 16 giugno 1916 a quota 2113 dei laghi lasteati “…. da un colpo di fucile venne ferito un soldato, e per nome chiama parola al Signor Tenente con digli di sua ferita; Lui si voltò in dietro e nel mentre si voltò ne prende una, mortalmente; ferito, nel, fianco, sinistro, allora cadde, vicino al soldato e le parole che a fatto e detto per me, non ce altro, digli; morto, ma che levino da qui che non arresta nelle sue mani, fatto queste parole fra due ore cessava di vivere; durante il giorno non c’era mezzi di levarlo perché il fuocho era atroce. Quando si è fatta la sera buia da io e un compagno….. nostro proprio Ufficiale di plotone che circa sei mesi lo comandava il plotone che mi amava come fossimo suoi figliuoli….. noi lo compiansero come fosse stato nostro pappa.. per la sepoltura …tutti …compianto tanto il comandante di Batt.ne che di Compagnia e tutti gli Ufficiali e soldati…” Così scrive (in modo sgrammaticato) il soldato Rocco Campana a Nella Levi Marconi madre di Paolo l’11 luglio del 1916. Paolo Marconi giace sepolto nel cimitero degli alpini, presso la Malga Sorgazza. Di Paolo Marconi furono pubblicati da La Voce (Roma 1919): Io udii il comandamento. Dal diario e dalle lettere di un eroe ventenne, e un fascicolo commemorativo di 56 pagine fatto pubblicare dalla famiglia nel trigesimo della sua morte contenente un articolo del prof. Casimiro Adami che ne delinea la figura e alcuni estratti dal “diario” e parecchie lettere di lui alla famiglia fra il 12 ottobre 1914 e il 16 giugno 1916
Profilo biografico di Pirro Marconi
Nacque a Verona il primo gennaio 1897. Dopo gli studi liceali si iscrisse alla facoltà di lettere a Roma andando ad abitare insieme al fratello Paolo, anche lui studente alla facoltà d’ingegneria, ma interruppero entrambi gli studi nel maggio del 1915 per arruolarsi,volontari tra gli alpini. Rimase in servizio in qualità di sott’ufficiale per tutta la durata della guerra guadagnandosi due medaglie d’argento e una croce di guerra al merito. Ricordò successivamente questa sua esperienza in un volume di memorie stampato nel 1923: Il battaglione Monte Berico: dicembre 1915-agosto 1919. Completò gli studi nel luglio 1920 con una tesi sulle rappresentazioni di Antinoo, pubblicata alcuni anni dopo: Antinoo. Saggio sull’arte dell’età adrianea, che ha il merito di riprendere un tema che era rimasto del tutto ignorato dopo l’omonimo studio di L. Dietrichson del 1884. Di tale argomento esistono numerosi commenti e riferimenti nelle lettere ai famigliari. Dopo la laurea frequentò la Scuola Italiana di Archeologia di Roma, dove conobbe la futura moglie, Iole Bovio, con la quale condivise l’esperienza di borsista presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene negli anni 1923-1924 conseguendo nel contempo la laurea in filosofia. Anche di questi anni esistono numerose lettere inviate ai suoi cari contenenti descrizioni del suo lavoro e delle sue impressioni ed emozioni di fronte al mondo greco classico. Nel 1925 ottenne la libera docenza in archeologia e divenne, poi, nel 1926 ispettore presso la soprintendenza del Veneto orientale e nel 1927 a Palermo dove nel 1929 fu nominato direttore del locale museo nazionale . Gli anni siciliani furono anni di grande attività archeologica, di scavo e di molte sue pubblicazioni: i resti di quattro dei colossali telamoni dell’ Olympieion, da poco rinvenuti al sud del tempio, poi due monografie sulla città di Agrigento e le ricerche condotte nell’area delle chiese di S. Biagio e S. Nicola relative al cosiddetto “oratorio di Falaride” e il tempio di Demetra. poi le ricerche condotte a Segesta e a Imera nell’area del tempio della Vittoria che fu da lui portato alla luce negli anni 1928-1929 demolendo un casale e un vero e proprio sterro per liberare la struttura. All’arte figurativa siceliota e magno-greca dedicò molti contributi nei quali andò definendo una personale “teoria dell’arte”. Secondo il suo punto di vista i coloni greci avrebbero creato, grazie all’incontro con la componente indigena “un’ambiente d’arte nuovo, una specificità consistita in una reazione all’intellettualismo e all’astrattezza dei canoni greci in nome di un’ispirazione concretamente realistica, ascrivibile esteticamente alla categoria dell”anticlassico”. Negli stessi anni pubblicò uno studio d’insieme su “La pittura dei romani” (Roma 1929) che abbracciava tre secoli dal II sec. a.C. alla distruzione di Pompei città nei cui affreschi della Villa dei Misteri intravede il vertice dell’originalità dell’arte romana. Dal 1931 al 1933 fu soprintendente alle Antichità delle Marche con studi che facevano il punto sulla regione picena nel VII-V secolo a.C. Nel 1933 fu nominato professore straordinario di archeologia presso l’università di Cagliari e poi nel 1935 presso in quella di Napoli. Nel dicembre 1936 fu chiamato a dirigere la missione archeologica italiana in Albania dove esplorò l’entroterra di Butrinto con grande fervore di attività, fervore interrotto tragicamente al ritorno da un viaggio proprio dall’Albania il 30 aprile 1938 in un incidente aereo nel cielo di Formia. Questa sua attività risulta ben documentata nei diari e scritti vari facenti parte dell’archivio oltre che nelle lettere inviate ai suoi cari.
Profilo biografico di Plinio Marconi
Nacque a Verona il 13 aprile 1893. Dopo studi classici si iscrive ai corsi di ingegneria civile al Politecnico di Torino dove rimane fino alla prima guerra mondiale quando viene arruolato come tenente nel corpo dell’artiglieria di montagna. Alla fine del conflitto si trasferisce a Roma insieme ai fratelli ,dove si laurea con il massimo dei voti. Nel 1920 diventa assistente di Gustavo Giovannoni presso la Scuola di applicazioni per ingegneri. Svolge poi la sua attività professionale all’interno dell’Istituto per le case popolari di Roma per il quale progetta alcuni edifici della Garbatella (1920-1926), il cui piano regolatore era stato redatto da Gustavo Giovannoni e Marcello Piacentini, e del quartiere Portuense (1927-1928). Alla Garbatella si sperimenta il “barocchetto” un linguaggio che si rifà ai valori formali della Roma storica e popolare secondo il punto di vista di Giovannoni, un linguaggio che conferisce dignità alle case più modeste e che viene adottato per dare decoro ai quartieri a media e alta densità promossi dall’Istituto case popolari. Nel 1929 partecipa all’organizzazione della I Mostra nazionale dei piani regolatori. Nel 1933 si costituisce la Scuola di Perfezionamento in Urbanistica ed egli matura la sua scelta professionale diventando urbanista. Nel 1934 inizia la sua carriera accademica e tra le due guerre partecipa a numerosi concorsi per piani regolatori: Verona, Pistoia, Aprilia, Bologna. Occasioni per sperimentare un metodo di progettazione innovativo del piano regolatore laddove il disegno, secondo il suo punto di vista, deve rispondere a requisiti di chiarezza e immediata comprensibilità. I suoi piani hanno un’impronta inconfondibile, con le tavole preparate da lui stesso. Nel dopoguerra predispone i piani per la ricostruzione di Rimini e Bologna e inizia un’intensa attività professionale in tutta l’Italia progettando, fra l’altro, anche venti arrondissement a Tunisi. Marconi matura l’idea di una pianificazione continua nel tempo poiché il futuro delle città, sempre in evoluzione e rapido sviluppo dei mezzi tecnici e delle strutture sociali ed economiche, non può essere disegnato una volta per tutte e pertanto ritiene positive e fisiologiche le trasformazioni. Per questo nella progettazione egli dà precise istruzione per ricondurre le molteplicità degli interventi possibili entro un campo finito e quantificabile fissando delle variabili. Nel 1950 ottiene la cattedra di professore ordinario di Urbanistica della Facoltà di Architettura di Roma ereditata da Marcello Piacentini, e nel 1963 diventa preside della stessa facoltà per due mandati consecutivi durante il turbolento periodo segnato dal sessantotto a dalla rivolta studentesca di Valle Giulia. Durante la sua presidenza sono chiamati ad insegnare a Roma nella sua facoltà Ludovico Quaroni, Bruno Zevi, Luigi Picconato.
Paolo Marconi lettere ai genitori Pietro Marconi e Antonella ( Nella ) Levi
Sulmona ai genitori 11/09/13 pagg.16
Roma “ 15/0913 pagg.8
Torino “ 26/11/13 pagg.4
Torino “ 29/11/13 pagg.8
Torino “ 9/12/13 pagg.10
( ) “ 13/12/13 pagg.2
(Torino?) al padre 11/5/13 pagg.4
Torino “ 15/5/(13?) pagg.8
Torino ai genitori 15/01/14 pagg.5
Torino “ 24/01/14 pagg.8
Torino “ 4/03/14 pagg.8
Torino “ 8/03/14 pagg.4
Torino “ 14/03/14 pagg.8
Torino “ 28/04/14 pagg.4
Torino “ 25/05/14 pagg.4
Torino alla madre 17/06/14 pagg.4
Torino ai genitori 27/06/14 pagg.7
Torino “ 2/07/14 pagg.12
Torino (ai genitori) 3/07(14) pagg.4
Torino “ 4/07/14 pagg.4
Torino “ 27/10/14 pagg.8
Torino “ 30/10/14 pagg.5
Torino “ 4/11/14 pagg.8
Roma “ ? 12/11/14 pagg.12
Roma “ 24/11/14 pagg.8
Roma “ 9/12/14 pagg.16
Roma “ 18/01/15 pagg.10
Roma “ 2/02/15 pagg.6
Roma “ 18/03/15 pagg.8
Roma “ 24/03/15 pagg.4
(Roma) alla madre 9/05/15 pagg.8
Roma “ 21/05/15 pagg.4
Caprino ai genitori 2/08/15 pagg.7
Caprino “ 8/08/15 pagg.7
Caprino “ 11/08/15 pagg.4
Caprino alla madre 22/08/15 pagg.3
Caprino ai genitori 24/08/15 pagg.5
Caprino “ 2/09/15 pagg.4
Caprino al padre 4/09/15 pagg.3
Caprino “ 6/09/15 pagg.4
(Caprino/Torino ?) ai genitori 10/10/15 pagg.8 (in fascicolo speciale)
Torino “ 26/10/15 pagg.8
Torino “ 16/11/15 pagg.6
Torino “ 1811/15 pagg.4
Torino “ 24/11/15 pagg.2
( ? ) ( ai gen? ) pens. sul Natale 25/12/15 pagg.4
C.d.M. ai genitori 27/12/15 pagg.3
( ? ) alla madre 28/12/15 pagg.1
( ? ) alla madre ( ? ) pagg.1
(263° comp. alpini ?) 4/01/16 pagg.4
(263° comp. alpini ?) 16/02/16 pagg.7
263° comp. alpini 26/02/16 pagg.4
(263° comp. alpini ?) 4/03/16 pagg.4
“ 12/04/16 pagg.4
263° comp. alpini 13/04/16 pagg.4
(263° comp. alpini ?) 26/04/16–27/04/16 pagg.3
“ 5/05/16 pagg.3
“ 12/05/16 pagg.4
“ 16/05/16 pagg.8
“ 26/05/16 pagg.3
263° comp. alpini 15° divisione 6/06/16 pagg.4
“ 12/06/16 pagg.7
263° comp. alpini 13/06/16 pagg.4
( ? ) alla madre,con nota per il
fratello Pirro ( ) pagg.8
( ? ) ai genitori 22/04/ ? pagg.4
( ? ) riflessioni sulla vita,
sulla condizione esistenziale dell’uomo ( ) pagg.4
( ? ) ( ? domenica ) pagg.4
Torino ai genitori 4//12/? pagg.9
( ? ) commento a una rappresentazione
del Parsifal di Wagner ( ) pagg.4
( ? ) (ai genitori ?) ( ) pagg.4
( ? ) ( ai genitori ?) ( ) pagg.2
( ) “ ? ( ) pagg.2
Cartoline postali
Ravenna 4/09/13
“ “ sera
Ancona 5/09/13
Aquila 6/09/13 ore 6
“ “ ore 21
“ 7/09/13 ore 8
“ “ ore 15
“ “ sera
“ 8/09/13 ore 6
“ (?)/09/13
Sulmona 10 /09/13
“ 11/09/13
Roma 14/09/13
Firenze 17/09/13
Torino 21/05/14
“ 10/06/14
“ 27/06/14
“ 8/10/14
“ 23/10/14
“ 3/11/14
Roma 6/11/14
“ 14/01/15
Caprino 6/08/15
“ 13/08/15
( ? ) 22/09/15
Torino 25/09/15
“ 4/11/15
“ 10/11/15
“ 18/11/15
“ 20/11/15
“ 24/11/15
“ 2/12/15
VI°alp. Batt.“Val Bremba”263°co. 25/12/15
Conegliano 26/01/16
263° comp. alpini 10/0216
“ 11/02/16
“ 14/02/16
“ 15/02/16
Insugana ? 20/02/16
263° comp. alp. 22/02/16
“ 26/02/16
Villa Iolanda 28/02/16
Petracca in Arquà al padre 3/03/16
263° 12/0316
Pestino ? 28/0316
( ) 6/04/16
263° 8/04/16
( ) 12/04/16
263° 16/04/16
( ) 19/04/16
263° 22/04/16
“ 30/04/16
“ 3/05/16
“ 4/05/16
“ 5/05/16
“ 6/05/16
Torino 29/11/16
Paolo Marconi: Diario (taccuino) 1914-1915
Paolo Marconi: Discorso scritto in qualità di rappresentante degli studenti veronesi per porgere “ai valorosi che caddero su questi campi il 6 maggio di quell’anno(1848 n.d.r.) fatidico, il saluto grato e riverente della gioventù veronese Santa Lucia 11/05/13 pagg.9
Paolo Marconi Lettere al fratello Plinio:
( ? ) riflessioni filosofiche sul senso della vita 1/06/12 pagg.8 ( in fasc. spec.)
(Torino ? ) menziona imminente pubblicazione di un giornale fatto da studenti, e
l’arrivo di Cesare Battisti portato via dalla polizia che non voleva assembramenti 12/10/14 pagg.7 (in .fasc spec.)
263° comp. alpini 9/03//13 pagg.10
Pirro Marconi lettere alla madre Antonella Levi
Aquila 7/9/13 pagg. 6
Atene 4/3/24 pagg. 4
( ? ) 5 /3 / 24 pagg 2
Atene 10/ 3 /24 pagg. 4
( ? ) 19/ 3 /24 pagg. 3
Atene 21/1/23 pagg. 6
(Atene?) gen.?/24 pagg. 4
Atene 5/1/24 pagg. 6
(Atene?) 29/1/ 24 pagg. 4
Atene 2/ 2/24 pagg. 6
(Atene?) 7/2/24 pagg. 5
Atene 14/2/24 pagg. 2
Atene? 15/2/24 pagg. 2 stessa busta
Atene 22/2/24 pagg. 6
Atene 26/2/24 pagg. 4
Atene 24-29/ 3/24 depliant della Società Italiana Dante Alighieri , comitato di Atene: il dott Pirro Marconi terrà una conferenza su Byron e l’Italia pagg. 2
busta di lettera del 26/3/24
Sparta 13/ 4/ 24 pagg. 4
Antizema 21/4/24 pagg. 4
Olimpia 25/4/24 pagg. 6
Delfi 4/5/24 pagg. 2
Delfi 6 /5 /24 pagg. 4
Atene 12/5/24 pagg. 2
Atene 14 (5) 24 pagg. 2 stessa busta
(Creta) Candia 24/ 5/ 23 pagg. 4
Candia 29/5/24 pagg. 4
Candia 30 /5 /24 pagg. 6
Atene 9/6/24 Atene pagg. 3
Atene 11/6/24 pagg. 4
Atene 17/6/24 pagg. 3
Atene /Giu./Lug./24 pagg. 2
Atene 9/ 7/24 pagg. 2
Atene 10/7/24 “i nuovi uomini” dattiloscritto pagg. 8
Atene 12/ 7/24 pagg. 3
Atene 27 /7 /24 pagg. 2
Atene 25 /7 /24 pagg. 2
Rodi 4/8/24 pagg. 6
Kvemasto 11/8/24 pagg. 4
Costantinipol1 4/9/24 pagg. 4
Atene 6/9/24 pagg. 2
Costantinopoli 16/9/24 pagg. 4 (stessa busta vedi sopra)
Costantinopoli 17/9/1924 pagg. 2
Costantinopoli 24/9/24 pagg. 4
Costantinopoli 25/9/24 pagg. 3
Costantinopoli 26/9/24 pagg. 7
Costantinopoli 25/settembre (?) pagg. 2
Costantinopoli 13/10/24? pagg. 2
Egina 11 marzo pagg. 4
Egina 22 marzo pagg. 2
Pirro Marconi, Pia e Pietro Marconi lettera al fratello Plinio
(?) 24/12/1913 pagg.4
Pirro Marconi lettere al padre Pietro Marconi
Roma 25/8/1921 (cartolina postale).
Pirro Marconi, il padre e la sorella Pia per Natale a Plinio Marconi 24/12/13 pagg.4
Pirro Marconi. Diari (Taccuini autografi).
Giugno 1919-marzo 1920
Marzo-giugno 1920
Scorcio 1920-inizio 1921 maggio 1921
Ottobre 21-gennaio 1922
Settembre 1922-gennaio 1923
Febbraio 1923-giugno 1923
Pirro Marconi. Diari dei viaggi in Grecia (taccuini autografi)
15 aprile 1924-12 maggio 1924 III°
15 luglio 1924-15 agosto 1924 V°
Pirro Marconi. Appunti, poesie, sonetti
Taccuino con appunti, massime, poesie
Pirro Marconi. Spunti lirici
“La mia sensualità”
“Terra nella terra”
“Sospensione”
“Il triste messaggero”
“Voglio dir, fratelli…”
“La madre”
“Canto di marcia”
“I figli della fortuna”
“Sulla tomba del fratello”
“Sulla tomba di Paolo”
“Le’ vecchio del travet”
“Pianura”
“Natura”
“La terra di novembre”
“La malinconia …”
“Perché ho vestito questo Fez…”
“Paolo la tua anima ardente”
Scritti, articoli.
“L’espressione di Andreiew”. pagg. 6
“La libertà della scuola”. pagg. 4
“A Regazzola.” pagg. 1
“Vita del monte.” (articolo ) pagg. 5
“Zolla.” pagg. 1
“La legge”. pagg. 1
“Cara Unità” 1 gennaio 1920. pagg.13
Appunti vari relativi a osservazioni di reperti archeologici
Notizie e constatazioni della storia delle religioni. Foglietti 18
Qualche notizia di bibliografia di storia delle religioni. Foglietti 18
Misteri delle antiche religioni. Foglietti 7.
Plinio Marconi ai genitori:
( ? ) ( ) pagg.2
Polinnia Marconi ai genitori
( ? ) 29/03/ ? pagg.8
Polinnia Marconi a Paola Marconi
( ? ) testamento 21/03/58 pagg.6
I genitori a Paolo Marconi
Verona dalla mamma 30/11/14 pagg.4
( ? ) “ 4/01/15 cartolina postale
Verona a Paolo e Pirro residenti
insieme a Roma per studio ? 19/02/15 pagg.6
Verona dalla mamma a Paolo e Pirro
residenti insieme a Roma per studio 10/04/15 pagg.4
( ? ) dalla mamma 19/02/16 cartolina postale
Verona “ 20/03/16 pagg.4
Verona “ 19/04/16 pagg.4
Verona dalla mamma,da Pia,Paola, Polinnia. 28/04/16 pagg.4
Verona dalla mamma 18/06/16 pagg.4
Paola Marconi a Paolo Marconi
( ? ) ( ? ) pagg. 4 (fasc.spec.)
Verona stessa busta anche altra di Polinnia 1/12/1914 pagg. 4 + 4 ( fasc.spec.)
Polinnia Marconi a Paolo Marconi
Verona 13/05/16 pagg. 8
Pirro Marconi a Paolo Marconi
61° Compagnia Alpini 35° divisione 24/02/15 cartolina postale
61° Compagnia Alpini 35° divisione 10//04/15 pagg. 6
“ 23/04/16 pagg. 6
“ 2//05/16 pagg. 6
“ 28/05/16 cartolina postale
( “ ) 3/06/(16 ?) cartolina postale
(Pirro?) ( senza data ) pagg.2
Piero Jahier a Pirro Marconi
Firenze 2 maggio 1920 (cartoncino cm. 13.50×9 due facciate)
Firenze senza data (cartoncino cm. 13.50×9 due facciate)
Firenze 4 maggio 1920 (cartolina postale )
Firenze 21 agosto 1920 (cartolina postale).
Questionario senza data pagg. 2
Antonella Levi (madre) a Pirro Marconi
Verona 21/02/19 pagg. 4
Verona 4/03/20 pagg.4
Verona 4/11/20 pagg. 4
Paola Marconi a Pirro Marconi
( ) 11/09//22 pagg. 8
Verona 1/10/22 pagg. 4
Roma 30/12/22 pagg. 6
( ? ) (senza data) pagg. 8
Plinio Marconi o Paola Marconi a Pirro Marconi
Padova 18/06/22 pagg. 4
Polinnia Marconi a Pirro Marconi
Roma 31/12/( 23? ) pagg. 4
Cartoline postali indirizzate a Pirro Marconi quale direttore del Museo nazionale di Palermo
Non inviate e non affrancate
Naro Paolo Scucci Colli 28 /06/28 num. 8
Berlino 11//09/28 “ 1
Fotografie
Paolo Marconi (lastra)
Pirro Marconi 1 fototessera in divisa militare.
Pirro Marconi 7 fototessera.
Pirro Marconi Licenza porto d’armi.
Pirro Marconi Partenza per la Bainsizza (faccia ed espressione di guerra). Agosto 1917.
La bandiera del plotone Scalatori (distrutta nella ritirata del 1917) il 20 settembre a Forcella di Posena (Croda Rossa).
Fotografie dal fronte 7 fotografie.
Fotografie varie 4.
Una abitazione nomade sul colle degli Zucchi…giugno 1928.
Partenone (Atene) foto di gruppo