Le fotografie pubblicate da “L’Astrolabio” (1963-1984).

(Le fotografie della mostra on-line sono in vendita)

L’astrolabio è uno strumento per determinare l’altezza di un astro. Nel suo significato etimologico è l’oggetto per «prendere i corpi celesti» ed è questa l’immagine che più si addice a descrivere gli obiettivi dell’omonima rivista fondata nel 1963 da Ernesto Rossi e Ferruccio Parri.
che per un ventennio (dal 1963 al 1984) rappresentò il salotto buono del riformismo italiano e un punto di riferimento illuminato per l’opinione pubblica e il mondo politico
Negli oltre vent’anni della sua vita, dal 1963 al 1984, “L’Astrolabio” ha rappresentato un punto di riferimento per un’area dell’opinione pubblica riformista e del mondo politico in generale e le sue pagine sono state veicolo di battaglie importanti, testimonianza di un impegno civile e politico erede della cultura azionista da cui sia Rossi che Parri provenivano.
Allora, all’inizio degli anni Sessanta, il nascente centro-sinistra aveva suscitato grandi aspettative perchè segnava una cesura con quasi un ventennio di politica centrista dominata dalla Democrazia Cristiana. Siamo nell’Italia della trasformazione e in un contesto segnato da una grande effervescenza culturale. Le riviste dettano il passo del dibattito e al di fuori delle «due chiese» sta maturando una nuova sinistra dalle molteplici radici culturali. L’Astrolabio nasce dalla volontà di farsi collettore di queste esperienze. Il nucleo originario è quello degli ex-azionisti dispersi dopo lo scioglimento del partito. Si tratta di un insieme eterogeneo che spazia da settori de Il Mondo di Pannunzio ai militanti del movimento di Unità Popolare, nato dalla confluenza di Autonomia socialista di Calamandrei e Codignola e dell’Unione di rinascita repubblicana (Parri, Cassola). Il Partito socialista e quello socialdemocratico rappresentano inizialmente per queste componenti il punto di riferimento di una sinistra anti-sovietica ma non anti-comunista. Il sogno nel cassetto è ricomporre l’unità delle sinistre, rilanciata ancora nel 1962 da Parri sulle pagine de Il Ponte. La stessa aspirazione si trova alla base dell’Astrolabio, il cui primo editoriale si propone di dare profondità storica e morale al nuovo progetto del centro-sinistra. Tra i valori di riferimento ci sono quelli di giustizia, libertà e laicità, un punto quest’ultimo particolarmente caro al giurista e storico cattolico Arturo Carlo Jemolo. Nei fatti, il gruppo di Parri si propone come uno stimolo al Partito socialista in nome del «concretismo salveminiano» e della comune matrice antifascista. In politica estera sostiene la distensione, si schiera contro l’intervento statunitense in Vietnam e esprime un’attenzione particolare ai processi di decolonizzazione, dei quali Gian Paolo Calchi Novati segue gli sviluppi. Sul fronte interno, di cui si occupa anche Umberto Segre, il sostegno ai progetti di riforma strutturale si accompagna a un dialogo con i comunisti reso possibile dallo stretto rapporto tra Parri e Longo. Il principale risultato di tale sforzo sarà la formazione nel Pci del primo nucleo parlamentare della Sinistra indipendente alle elezioni politiche del 1968. Lo stesso anno l’esplosione della protesta studentesca e la Primavera di Praga spingono la rivista ad accentuare le sue posizioni critiche verso l’Unione sovietica e il centralismo democratico ospitando il contributo del leader studentesco francese Daniel Cohn-Bendit.
Nel decennio successivo, nonostante l’uscita da sinistra di Mario Signorino e altri giornalisti, l’Astrolabio continuerà a fiancheggiare le istanze dei movimenti contro la «strategia della tensione», per il disarmo e i diritti civili (dal divorzio all’aborto). Gli anni Settanta sono anche quelli del «compromesso storico», accolto con entusiasmo da una rivista che, nonostante alcune venature anticlericali, ospita al suo interno la voce di Adriano Ossicini e si è da sempre prodigata per l’incontro con i cattolici. Nel 1978 l’assassinio di Moro e lo sbandamento del Pci invalideranno questo progetto di pari passo al progredire di una crisi (economica e di lettori) che si rivelerà decisiva. La rivista, diretta da Luigi Anderlini, chiude i battenti nel 1984, l’anno del primo governo Craxi e della fine di qualsiasi prospettiva di unità delle sinistre. La società è cambiata, la Sinistra indipendente si è spaccata e il laboratorio aperto da Parri ha perduto la sua missione originaria. Le stelle sono rimaste al loro posto e il Paese si avvia verso un nuovo ventennio.