CARRRRRÁÁÁÁ FUTURISTA Raffaella tra rumore e rumoristica.

La libreria- galleria  il museo del louvre 19 febbraio 2009 mostra a cura di Isabella Pedicini con opere inedite dall’archivio di Giuseppe Casetti.

In occasione del centenario della pubblicazione del primo manifesto del Futurismo, la libreria-galleria il museo del louvre ospita un’inedita esposizione su Carrà futurista. Carlo? No, Raffaella!
Giocando sul senso di disorientamento e di sorpresa, si invita lo spettatore a un’esposizione sul grande pittore italiano, ma in realtà gli si riserva una personale sulla celebre conduttrice televisiva. Detournment e ironia secondo i meccanismi a loro interni: straniamento, salto da un piano di significato all’altro, svuotamento del significante, dissimulazione.              “La galleria di Milano” o il “Tuca tuca” ? “Sobbalzi del fiacre” o “ Tanti auguri”?

Avanguardia o kitsch?

Raffaella Carrà rappresenta un’icona pop, un’immagine ridondante della mitologia di massa, un totem nazionalpopolare come era Marilyn Monroe per Andy Warhol.

Nei processi da parte dell’arte di appropriarsi del quotidiano, degli oggetti banali, dei prodotti della comunicazione di massa per inglobarli al suo interno, non può mancare all’appello la regina della televisione: Raffaella.

Gli oggetti comuni, i materiali di scarto e tutti i residui dell’esistenza costituiscono quella “poesia del banale” che ha nutrito la Pop Art, in special modo, nella soppressione della frontiera tra la grande arte e l’arte popolare.

Sul rapporto arte-vita si è misurata, inoltre, gran parte degli artisti del Novecento: se le avanguardie storiche tentano di far coincidere i due termini, Rauschenberg dichiara di porsi nell’intervallo tra le due cose, e Warhol fonde i due punti in maniera indistricabile spianando la strada ai linguaggi del postmoderno, fino alla Neo-geo e all’Arte di appropriazione.

Jeff Koons, in maniera disincanta e senza sorprese, crea un rapporto concreto con il mondo inserendo nella cornice dell’arte gli oggetti di consumo, la merce, includendo l’antico spauracchio dei modernisti: il kitsch. L’artista si collega, così, senza tragedie al mondo circostante, unisce le istanze espressive personali a quelle dinamiche di ciò che è intorno a lui.

Salta in aria la divisione tra cultura alta e cultura bassa.

Ecco Raffaella Carrà, ecco l’archivio di foto di Pronto, Raffaella? inviate dai fan alla redazione del programma col desiderio di proporsi come concorrenti.

Un’umanità varia e coloratissima, fotografata negli ambienti di casa, nei salotti, a tavola, nelle camerette coi poster al muro, sui divani pieni di peluches e nelle scale dei palazzi.

Persone in posa vicino alla televisione mentre è in onda il programma della Carrà e foto scattate alla televisione stessa alla Schifano maniera.

Ragazze in tutù, signori travestiti, bambini con parrucche, donne in pose ammiccanti.

Si riconoscono gli interni e le atmosfere anni ottanta, i telefoni le vecchie bottiglie di Coca-cola.

Si ritrovano la precisione della messa in scena per la foto, l’organizzazione che precede lo scatto,

le aspettative e tutto l’impegno speso per raggiungere quei famosi quindici minuti di celebrità.